Street Artist, Gentrificazione e situazionismo
In un quartiere della periferia estrema di Roma, che adesso sembra sia diventato sconveniente chiamare borgata, uno dei più dotati e geniali Street Artist italiani, sta realizzando un’imponente murales, che sta provocando molte polemiche.
Stiamo parlando di Blu, uno street artist che si sa solamente essere nato a Senigallia. Ha cominciato a eseguire i suoi primi lavori nel 1999 a Bologna, in prossimità del Centro Sociale Livello 57 e dell’Accademia di Belle Arti di quella città. Nel 2001 abbandona gli spray per cominciare ad usare le tempere, e grossi rulli infilati su bastoni telescopici. Questo cambio di tecnica e di materiali, apre la strada alla creazione di grossi murales, che lo renderanno poi famoso. Un esempio è la realizzazione di questo grande lavoro sui muri della caserma occupata di via del Porto Fluviale a Roma.
Murale di Blu sulla ex caserma delll’Aeronautica Militare all’Ostiense.
Nel marzo 2016, a Bologna, viene organizzata una mostra a Palazzo Pepoli e alcuni lavori di questo artista vengono rimossi dai muri per essere esposti. In segno di protesta, Blu e altri artisti di strada, cancellano dai muri tutti i loro lavori. Questa scelta molto coraggiosa dell’artista, apre la complessa questione della mercificazione delle opere d’arte e del ruolo degli artisti di strada nel processo di gentrificazione delle periferie urbane degradate. Il giusto concetto di fruibilità gratuita dell’opera d’arte, che deve essere realizzata soprattutto nei quartieri popolari, potrebbe essere uno dei primi passi verso il processo di gentrificazione? Ovviamente non spetta all’artista tale risposta, vista anche la coerenza del percorso di Blu, ma forse qualche rischio c’è.
In questi mesi Blu sta dipingendo sulla ex caserma di Polizia del Quarticciolo, una grande opera che sta provocando alcune polemiche. Il Quarticciolo nasce nel 1939-40 come Borgata ufficiale, per sistemare le famiglie numerose.
Ma nel luglio 1943, a causa dei bombardamenti di San Lorenzo, le case popolari non ancora finite, vennero occupate dagli sfollati di quel quartiere. Il progetto del quartiere è di Roberto Nicolini, architetto dell’Istituto Fascista Autonomo delle Case Popolari, che disegnò anche il Trullo e Torre Gaia. Roberto era il padre di un altro architetto, Renato Nicolini, passato alla storia per essere stato l’inventore dell’Estate Romana. Ma il Quarticciolo, assieme ai limitrofi quartieri di Centocelle, Quadraro, Torpignattara e Alessandrino divenne famoso per il ruolo avuto durante la resistenza romana, dove si dice che i soldati tedeschi non si avventurassero da soli. Dal Quarticciolo veniva anche Giuseppe Albano, meglio noto come il gobbo del Quarticciolo, sul quale Carlo Lizzani nel 1960 realizzò un film “Il gobbo”, con la presenza inoltre di Pasolini come attore.
Blu sta realizzando sulla caserma occupata del Quarticciolo un grande lavoro con il quale intende criticare il potere totalizzante del consumo. Sulla sinistra è rappresentata una Venere di Milo griffatissima con tanto di barboncino al seguito, mentre sulla destra un David di Michelangelo, piuttosto pingue, con catenina crocefisso orologio scarpettine e telefonino con il quale si sta facendo un selfie. L’opera è piena di significati: per vendere un prodotto si utilizzano tutti i simboli possibili; il potere del consumo è talmente pervasivo da riuscire a convincere anche le statue greche a diventare testimonial. L’artista sembra avere letto con molta attenzione i lavori di Guy Debord, in particolare “La società dello spettacolo”, con tutta la sua analisi sulla trasformazione dei ceti poveri da produttori a consumatori di prodotti culturali a loro estranei, dove il potere dei massmedia trasforma tutti in perenni spettatori. Chi si scandalizza per l’uso dei classici per realizzare un opera d’arte, si è mai scandalizzato quando le multinazionali dell’intrattenimento utilizzano gli stessi simboli per vendere prodotti? E si sarebbero scandalizzati nel 1917, quando Duchamp espose “Fontana”?
Francesco Castracane