Boualem Sansal è uno di quegli intellettuali postcoloniali nati in paesi dall’istruzione ancora prevalentemente francofona. I libri di questo scrittore, che non a caso ha ricevuto nel 2013 il Grand Prix de la Francofonie, sfoggiano un francese ricercatissimo e arduo. Intellettuale accanitamente impegnato nella denuncia delle storture del sistema politico algerino, della ferocia della guerra civile e dell’islamismo virulento degli anni Novanta, lo scrittore, a lungo alto funzionario ministeriale costretto poi alle dimissioni a causa della sua militanza, deve il suo approdo in Italia alla globalizzazione dell’islamismo. Dopo aver tradotto il suo romanzo 2084. La fine del mondo, una distopia su una dittatura religiosa, Neri Pozza pubblica ora Nel nome di Allah (p. 144, 15 euro) un pamphlet sull’islamismo snello di agevole, oltre che affascinante lettura, per la capacità dell’autore di spaziare con erudizione tra Oriente e Occidente, con delle panoramiche storiche esaustive pur nella loro concisione. Procedendo a sbalzi e con un andamento ondulatorio in una disamina storica che si vuole prevalentemente letteraria, Sansal rintraccia le origini dell’islamismo in tempi remoti, a partire da quella decadenza dell’Islam che a un certo punto della sua storia si arresta nella sua evoluzione scientifica e culturale. Storia che si intreccia sempre più con quella dell’Occidente, a causa del colonialismo ma non solo. Il vento della modernizzazione anima l’azione di Kemal Ataturk, padre della Turchia, così come di molti padri dell’indipendenza araba. Al tempo stesso l’islamismo sorge come resistenza ai valori occidentali, e ai metodi antidemocratici dei nuovi regimi politici, che al tempo stesso fanno leva sull’ortodossia religiosa a scopo di consenso politico.
I Fratelli Musulmani nascono già nel 1928, poi negli anni Novanta l’integralismo sferra un attacco massiccio. L’Occidente c’entra sempre, in particolare la Francia, con le sue politiche migratorie creatrici di grandi marginalità sociali. C’entra con le pesanti intromissioni nei paesi musulmani, dalla Palestina all’Iran, all’Iraq, all’Afghanistan. Anche la primavera araba alla fine si è profondamente permeata di islamismo, al punto da suscitare pesanti preoccupazioni da parte dell’autore. Questo libro è anche un piccolo manuale orientativo dell’Islam, che ne mostra i molteplici rivoli religiosi, inclusi quelli di particolare apertura e peso intellettuale. Che ricorda che l’islamismo non è l’Islam, ma solo una sua interpretazione oscurantista, basata sull’ignoranza, o sul ripescaggio di alcuni hadith, o detti del Profeta, apocrifi e quindi dubbi. E forse sarebbe il caso che anche da noi, dove la conoscenza del mondo musulmano è ristretta a un manipolo di studiosi, si iniziasse a uscire da un’ignoranza su di una delle maggiori civiltà del mondo che certo non aiuta in un dialogo, se non risolutorio, almeno distensivo.
Barbara Caputo