Una situazione allarmante
Secondo il report “The State of Food Security and Nutrition in the World” compilato nel 2020 dalla FAO, la stima mondiale sulla quantità di persone che hanno subito denutrizione nel 2019 indica come dato i 690 milioni, 8,9% della popolazione mondiale. Quasi 60 milioni in più del 2014; globalmente, nel 2019 il 23,3% dei bambini sotto i cinque anni era affetto da arresto dello sviluppo, mentre il 39% delle persone con età superiore ai 18 anni era in sovrappeso.
Tenendo anche conto di questi dati allarmanti, le Nazioni Unite hanno annunciato per settembre 2021 il Food Systems Summit, con New York come location. Un Pre-Summit, inoltre, si terrà a Roma a luglio.
I principi di uno Sviluppo Sostenibile
Una simile iniziativa rientra nell’ambito del piano d’azione sottoscritto dall’ONU per uno sviluppo sostenibile mondiale da raggiungersi entro il 2030. Esso è inclusivo delle dodici maggiori priorità e sfide affrontate dal genere umano, nella cui lista figurano in prima e seconda posizione rispettivamente eradicazione della povertà e eliminazione della fame.
Evidente, dunque, come sia fondamentale rianimare il dibattito sullo stato dei sistemi di produzione alimentare, alla luce di lampanti contraddizioni e disuguaglianze ancora in atto. I livelli di malnutrizione più drammatici si confermano in Africa Centrale e Orientale, e se i trend globali di insufficienza di cibo sicuro non verranno invertiti l’obiettivo di Zero Hunger nel mondo entro il 2030 non sarà raggiunto.
António Guterres, il Segretario Generale Onu, ha già richiesto in maniera accorata alla comunità internazionale che si privilegi un’analisi del nesso tra produzione alimentare e crisi climatica.
Cinque i percorsi d’azione del vertice.
Nell’agenda dell’evento figureranno cinque “percorsi” d’azione principali, che offrono uno spazio condiviso per apprendere e confrontarsi alle parti interessate (tutte provenienti da un’ampia varietà di identità culturali e bagagli di expertise). I percorsi quindi prevedranno dibattiti:
- sulle possibilità per tutti di accesso a cibi sicuri e nutrienti
- su una necessaria conversione a schemi di consumo sostenibile
- sul rafforzamento di una produzione etica verso la Natura
- sull’avanzamento di mezzi equi di sussistenza
- sulla resistenza a vulnerabilità, traumi e stress in quei sistemi di produzione alimentare che sono sovente scossi da conflitti o disastri naturali.
Le critiche mosse all’ONU.
Forte scettiscismo è stato destato da alcune scelte UN per quanto riguarda la direzione del Summit e le tematiche su cui concentrarsi. A capo dell’evento con la carica di “Special Envoy” è stata infatti posta Agens Kalibata, ex ministro per l’agricoltura in Rwanda e attuale presidente dell’Alliance for a Green Revolution in Africa (AGRA). Le attività di quest’organizzazione sono finalizzate a condurre il continente lontano dalla povertà, grazie al traino di circa dodici paesi in prima linea.
Allo stesso tempo, l’AGRA è finanziata dalla Gates Foundation, storica sostenitrice delle colture ad alta tecnologia e sementi ad alto rendimento, ovvero dell’agricoltura intensiva in Africa.
A confermare i sospetti legati alla selezione dell’orientamento tematico del Summit ne giunge il manifesto ufficiale, in cui si eleggono l’agricoltura tecnologica, la raccolta dati e l’ingegneria genetica come argomenti centrali che saranno trattati. Oltre cinquecento organizzazioni della società civile, reti e piattaforme d’informazione conosciute come “addette ai lavori” hanno firmato e inviato al Segretario Generale Guterres un documento di denuncia della piega corporativa che il Summit starebbe assumendo, e anticipato la pianificazione di un contro evento.
Tra le altre voci importanti che si sono dichiarate preoccupate dal figurare nell’agenda dell’evento di temi come scienza e tecnologia o investimenti e mercati risalta quella di Micheal Fakhri, relatore speciale sul diritto al cibo delle Nazioni Unite stesse.
L’attesa per questo forum internazionale rimane comunque enorme, si discuteranno temi che interessano la sopravvivenza armonica dell’uomo, così come rimane viva la speranza che i relatori privilegino un punto di vista agroecologico e di sostenibilità nei loro interventi.
Mario Daddabbo