Cristina Cattafesta è libera ed è tornata in Italia, a Milano. Ha abbracciato i suoi cari.
Siamo felicissimi dell’esito di questa vicenda, ma questo non ci toglie non solo il diritto, ma il dovere di esprimere con forza tutta la nostra opposizione a un modello di società dove basta un sospetto, una foto, per essere fermati e arrestati, per di più in un momento in cui una società deve esprimere il massimo rispetto del diritto di opinione e espressione, garanzia di libertà quale è quello delle elezioni.
Come possono essere libere delle elezioni in un paese in cui centinaia di migliaia di persone sono da mesi, se non da anni incarcerate per “sospetto” di essere “golpisti”? E sono giornalisti, magistrati, insegnanti, dipendenti pubblici, avvocati…
E questa “cosa” non succede dall’altra parte del mondo: succede qui, alle porte dell’Europa, in Turchia, in uno di quei gangli della storia che vede conflitti terribili come quello istraelo-arabo-palestinese, come la Siria, dove il “passaggio” ormai esaurito dell’ISIS non solo non ha portato la pace, ma il conflitto si è nuovamente aggravato, e dove popolazioni minori come i Curdi, che sono stati baluardo contro l’espandersi del più truculento terrorismo, ora sono martoriati da eserciti potentissimi.
Ganglo di storia e incrocio di povera gente che scappa dalla fame, dalla guerra, dalle persecuzioni: ecco da dove scappano i migranti, per forza o per fame. Perché vogliono essere liberi: dalla violenza e dalla povertà.
Ma siamo poi sicuri che non sia a rischio la nostra libertà? Possiamo mai pensare di “convivere” con questo stato di cose? Facendo finta di nulla su quello che accade sull’altra sponda?
Ecco, dobbiamo a persone generose come Cristina se ogni tanto si parla di questo. E non è certo facendo finta di niente che le cose cambiano, anche perché l’ondata di paura è oramai sempre più manifesta nella nostra gente.
Cristina è tornata libera e vanno ringraziate le autorità italiane, gli europarlamentari, gli enti locali come il comune di Milano, il sindaco… che si sono mossi con coraggio e determinazione. Ma un ringraziamento va soprattutto a lei, a Cristina Cattafesta, che da oggi impegna noi che l’abbiamo sostenuta e le autorità sopra citate, a garantire sempre più libertà a chi non ce l’ha o la sta perdendo: perché rischiamo di essere tutti meno liberi.