La Spezia: un caso emblematico di malaffare
Il sito di Pitelli è composto da diverse discariche dislocate in una vasta area, vicino al porto spezzino. Il principale attore della gestione di rifiuti della zona è Orazio Duvia, prima attraverso la società Contenitori e trasporti, poi tramite l’affidamento in gestione, con contratto di affitto di ramo d’azienda, alla Sistemi ambientali srl, nella quale Duvia ha una consistente partecipazione azionaria.
Nel 1979 la discarica controllata di soli inerti da lavorazioni industriali nasce in un’area destinata in parte a zona panoramica, in parte a zona per l’edilizia economico-popolare, sottoposta a vincolo paesaggistico. La discarica viene ugualmente autorizzata.
Le parti in campo svariate e complementari: industrie farmaceutiche, una zona militare, un porto mercantile, turismo. Innanzi tutto la scelta del luogo: un terreno friabile, il meno adatto ad una discarica, totalmente permeabile. Dagli anni 70 si presenta come come una zona di periferia, poco curata, quasi dimenticata, di periferia in cui si prospettano case popolari, residenziali, centri sportivi. Una collina, a due passi dalle Cinque Terre, patrimonio dell’UNESCO, che, fallito il tentativo di riqualificazione da parte del comune di La Spezia, diventa facile preda del malaffare. L’affitto dei terreni un’occasione d’oro: tra abitazioni e orti a dominare è una polveriera militare, con i suoi scarti bellici, e l’ENEL, che necessitava di un deposito ceneri. Lo Stato silente, nascosto dietro al segreto militare, oltre che dalla figura di un imprenditore: Orazio Duvia. A lui i permessi, le concessioni e gli appalti.
Da precisare che nel 1978 la legislazione in materia di rifiuti era la medesima del 1949. Duvia richiede una concessione per lo smaltimento di rifiuti industriali di cui non si ha alcuna notizia rispetto alla provenienza. Solo nel 1982 lo Stato discrimina tra “rifiuti speciali” e rifiuti “tossico-nocivi”. La discarica è stata avviata nel gennaio 1979 (a questa data risale la prima concessione), ma gia` dall’inizio degli anni settanta la parte di terreno sottoposta a servitù militare era in uso al Duvia e alla Contenitori Trasporti per la gestione di una discarica di soli materiali inerti non pericolosi, provenienti dall’arsenale militare di La Spezia.
Nel 1981 l’Asl (all’epoca USL) rileva già la presenza di metalli pesanti, particolati e rischi per l’ambiente, cosi come per gli abitanti nella zona della discarica. Nonostante tale rilevamento nel 1982 Duvia richiede la possibilità di costruire due inceneritori e naturalmente ne segue una concessione da parte del Comune e della regione Liguria. Si precisa che fino a questo momento nessuno si è mai posto il problema di cosa li venisse smaltito, nonostante a livello legislativo fossero già maturati utili strumenti di salvaguardia della salute e dell’ambiente.
A tutto ciò si aggiungono incendi sospetti e sempre più numerosi intorno all’aera, che aumenta. Sono i primi anni ’80. Le prime segnalazioni e le prime morti sospette portano al sequestro della discarica. Come reazione, 6 delibere della Regione Liguria autorizzano Duvia a stoccare, dopo il dissequestro, rifiuti non tossico-nocivi, ma anche a trasportare e bruciare rifiuti di ogni genere e provenienza in due inceneritori. L’USl e Comune silenti. Due società diverse si occupano rispettivamente del trasporto (che avveniva a tutte le ore del giorno e della notte, spesso su camion senza targa) e dello smaltimento: trattasi di Contenitori Trasporti s.p.a. e Sistemi ambientali S.r.l.. Due società diverse si ma rintracciabili al medesimo indirizzo, nella zona della discarica. Dall’’86 iniziano a diffondersi voci dei primi traffici internazionali, per cui Pitelli diventa fulcro dello stoccaggio a basso costo.
Grazie al comitato popolare e alle sue lotte si è finalmente attivata la procura di Asti (e non quella spezzina). Nel 1996 il sequestro definitivo della discarica, la sua messa in sicurezza e ancora si attende la bonifica. Nell’inchiesta, partita dalla procura di Asti (il sostituto procuratore, Luciano Tarditi, aveva parlato di rottura del “muro d’omertà, del silenzio e del condizionamento”) e ora approdata a Roma e La Spezia, finiscono anche camorristi del casertano (alcuni amministratori della Contenitori trasporti saranno coinvolti anche nell’operazione Adelphi, condotta dalla procura distrettuale antimafia di Napoli), ma soprattutto lui, Orazio Duvia, titolare della discarica, poi affidata in gestione alla società Sistemi ambientali, della quale è uno dei principali azionisti. E’ lui il trait d’union tra la malavita e gli ambienti politici liguri. Ed è lui a gestire la contabilità “nera” del sito, con tangenti e “favori” di vario tipo a funzionari pubblici per la stipula di contratti di smaltimento di rifiuti. Con il processo è arrivato un altro schiaffo: 82 imputati, 11 a processo e nessun colpevole. Ma non finisce qui. Nel 2011 sono iniziati i lavori per la messa in sicurezza permanente; progetto dello stesso Tinti (geologo, braccio destro di Duvia), approvato dal ministero dell’Ambiente. Non si tratta di una bonifica vera e propria, ma, forse, di meglio non si poteva ottenere dal momento che i costi per la rimozione di centinaia di migliaia di tonnellate di immondizia e materiali chimici sarebbero stati proibitivi e che comunque si sarebbero dovute trovare altre discariche in grado di accoglierle. I rifiuti verranno quindi semplicemente coperti, sigillati, dimenticati. Sotto un terreno che rimarrà il simbolo del disastro impunito.
Il “caso Pitelli”, così come altre vicende relative a gravissime compromissioni ambientali che hanno interessato la città della Spezia, evidenzia un atteggiamento assolutamente inaccettabile da parte della classe politica e delle forze economiche e sociali.
Si tratta non solo di assoluta incapacità, sotto il profilo gestionale, di misurarsi con le complesse problematiche sottese da drammi come quello di Pitelli, ma anche di una profonda mancanza di sensibilità verso le ragioni dello sviluppo sostenibile e della riconversione produttiva.
Federica Petralli