“…Abbiamo avviato tutte le procedure per l’eventuale revoca delle concessioni… (alla Autostrade SPA)”. Genova, Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, 15/08/2018
Speriamo non sia solo frutto della pressione mediatica causata dal dolore della strage per il crollo del ponte Morandi: una catastrofe annunciata da anni, anticipata dall’esplosione e crollo a Bologna in autostrada, e da tante frane, smottamenti, alluvioni. Non è più un bel Paese.
Revocare le concessioni e ri-affidarle allo Stato: c’è da dare un segnale forte poiché abbiamo a che fare con una crisi infrastrutturale non solo di Genova, ma di tutta l’Italia che è da rifare da cima a fondo.
Non si tratta solo di “roba vecchia”: c’è il fallimento conclamato della principale tesi neoliberista, quella della privatizzazione di tutti i servizi pubblici e delle aziende che le debbono far funzionare.
Finora ci hanno fatto solo profitti e speculazioni finanziarie, per non parlare delle mazzette. Dall’acqua ai trasporti, dalle ferrovie alla sanità, dalla terra alle città.
Altro che sovranità ignorante, accattona e populista, altro che padroni a casa nostra: parole che di per sé stesse esprimono concetti medievali. Nel 2018 non ci dovrebbe esser bisogno né di sovrani e neanche di padroni, perché per ogni sovrano ci sono sempre tanti sudditi, e per ogni padrone tanti poveri e sfruttati.
Ci vuole l’agire per il bene comune, per la tutela della cittadinanza, del territorio e della comunità vivente.
Occorre ricostruire un nuovo senso civico, una nuova azione pubblica, nuove città, nuovi comuni, nuove provincie, nuove regioni.
Occorre ricostruire una nuova Italia, per una nuova Europa.
Non è solo un diritto da pretendere: è un dovere da compiere, al più presto, ogni giorno.