Sono molte le personalità che emergono, fautrici o spettatrici di cambiamenti nel corso degli anni, o semplicemente conosciute al grande pubblico per meriti artistici, sportivi e più raramente per essere state esponenti politiche o per essersi distinte nel mondo della cultura e a livello sociale. E alla fine di ogni anno queste personalità emergono in una “lista della memoria”, o meglio, in diverse più o meno arricchite, a seconda che si tratti dell’Academy Award o di un giornale nostrano, che chiudono così anche il controverso gioco del Totomorto.
Eppure, nelle “liste” sembrano mancare all’appello molti nomi. Nomi di donne, conosciuti o che mai sentiremo, morte sconosciute vittime dell’esasperato isolamento e dell’odio cieco, o semplicemente appartenenti a un mondo dallo sguardo bendato rispetto alle loro lotte sociali, per cui spesso hanno dato la vita. Persino nel mondo della pandemia non tutti subiamo gli stessi effetti, né quando arriverà la fine la differenziazione sociale resterà immutata, ma verranno ancor più accentuate le disuguaglianze. Un pericolo già visibile.
La volontà del ricordo per queste donne, sembra richiamare alla mente la giustizia de ‘A livella di Totò (nome d’arte di Antonio De Curtis), la cui certezza sembra essere sempre intaccata. Per questo, ma non solo, qui ricorderemo alcune di loro:
Lea Vergine, scomparsa all’età di 82 anni a causa del Covid. Curatrice e critica d’arte, nel 1980 con la mostra L’altra metà dell’avanguardia, allestimento di Achille Castiglioni, portò all’attenzione le opere di cento artiste valorizzando così l’arte di donna ingiustamente relegate nell’oblio. La mostra divenne fondamentale, e lo è tutt’oggi ai fini degli studi tra storia dell’arte e questioni di genere.
Molte di queste donne hanno lavorato al posto dei mariti, al posto dei fratelli, al posto degli amanti e molte cose che noi vediamo firmate al maschile sono state fatte da loro, c’è da chiedersi perché l’oblatività delle donne è così feroce verso di loro, però questo è un altro discorso ancora.
Lea Vergine
Lidia Menapace, scomparsa all’età di 96 anni per Covid. Staffetta partigiana, pacifista e femminista, definita “anticipatrice” e “La prima a mettere l’accento sull’importanza del linguaggio sessuato come strumento fondamentale contro il sessismo”, nell’Enciclopedia delle donne.
Molto mi ha giovato la lettura dei testi che le donne vengono scrivendo e pubblicando, ma più ancora – sto per dire – il poterle incontrare, il parlarsi di persona, vedere volti e gesti, inflessioni di voce e timbro di sorriso, sentire quanta parte della ricerca è andata persa per circostanze varie, quali orizzonti apre, quali motivazioni ha avuto”
Io, partigiana – La mia Resistenza
Ibes Pioli, scomparsa a 94 anni per Covid. Partigiana, conosciuta come Rina, durante la Resistenza operò come staffetta e organizzò Gruppi di difesa della donna a Modena, occupandosi di stampa e propaganda.
Valentina Pedicini, regista e autrice di documentari tra cui nel 2013 “Dal Profondo”, il racconto dell’unica minatrice donna italiana Patrizia Saias.
Cristina Cattafesta, attivista per i diritti delle donne oppresse, fondatrice del Cisda, Coordinamento italiano per il sostegno alle donne afghane.
Lucia Bosè, attrice milanese, anticonformista dai capelli azzuri che attraversò la guerra e in seguito il mondo dorato del cinema.
Franca Valeri, morta a 100 anni appena compiuti. Attrice e drammaturga, attraversò la guerra e in seguito riuscì a imporsi nel panorama cinematografico e televisivo italiano anche grazie ai suoi personaggi carichi di umorismo che raccontavano l’Italia dell’epoca.
Olivia de Haviland, 104 anni, attrice di film come Via col vento che le portò grande popolarità e vincitrice di due Oscar.
Hanan al-Barassi, attivista e avvocato per i diritti umani, molto conosciuta in Libia. È stata assassinata il 10 novembre a colpi di pistola. Aveva denunciato “corruzione, abuso di potere e violazioni dei diritti umani” e prima di essere uccisa criticava sui suoi social, di cui si serviva ampiamente nella sua battaglia per i diritti umani, i gruppi armati in Oriente.
Alice Cubeddu