Fino a due giorni fa c’era un grande punto interrogativo che gravava sul tema della mobilità sostenibile di cui inizialmente si era discusso nel decreto rilancio. L’articolo 205 riportante “Misure per incentivare la mobilità sostenibile” pare fosse stato interamente cancellato, per poi essere ripristinato e approvato mercoledì 13 maggio dal Cdm presieduto da Conte per contrastare la crisi economica generata dall’emergenza Covid-19.
In attesa di vedere il testo pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, può dirsi ufficializzato il bonus di 500 euro a favore di chi acquista biciclette e monopattini elettrici, disincentivando così l’utilizzo dei mezzi pubblici che secondo le nuove misure di distanziamento sociale si prevede trasporteranno appena il 25% dei pendolari. Il bonus tuttavia sarebbe destinato ai soli residenti in comuni con più di 50mila abitanti, andando a coprire il 70% della spesa totale per l’acquisto del mezzo di mobilità sostenibile, valido fino al 31 dicembre 2020.
Una Milano in bicicletta?
Una graduale riapertura e ripresa della quotidianità che tenta di ripartire dalle biciclette, in particolare in città come Milano dove si parla di grandi progetti a favore della mobilità sostenibile. La città degli aperitivi e della movida costretta a fermarsi, non senza sciocchi tentativi di negare l’evidenza di un’emergenza che avanzava con forza, prova a ripartire strizzando un occhio ad un nuovo modo di vivere la città. Occorre però parlare delle condizioni che Milano può offrire per far si che il nuovo trend sostenibile proliferi e duri nel tempo: da Palazzo Marino arriva un progetto che prevede 35 km di piste ciclabili “per contenere il numero di auto in circolazione” si legge nella pagina del progetto: una tendenza che in questi giorni ha registrato un’impennata nell’interesse dei cittadini verso una nuova mobilità.
L’Amministrazione comunale rimarca che “l’estensione della rete ciclabile da qui a dicembre 2020 riguarderà percorsi lungo le principali direttrici radiali e circolari della città connettendo i tratti di ciclabilità esistente”. Il progetto avrebbe già preso il via nei giorni scorsi quando sono apparse nuovissime piste ciclabili in Corso Buenos Aires accolte dalle sentite critiche dei commercianti. Il Corriere rimarca l’accresciuta attenzione al fenomeno: «È vero, c’è un’attenzione diversa. Una nuova prospettiva di chi vuole rinunciare ai mezzi, provando a lasciare l’auto in garage» dice Matia Bonato, presidente di Assobici.
I progetti in atto sono parte di un pensiero volto a incentivare una mobilità più green, accanto alla prospettiva di un minore utilizzo dei mezzi, che comunque non trova la sua motivazione unicamente nell’attenzione verso una migliore qualità della vita cittadina: ancora sul Corriere in un’intervista condotta dal giornalista Fabrizio Guglielmini viene riportata la visione di Janette Sadik-Khan guru dei trasporti newyorkesi che dice: «Non c’è più tempo da perdere le piste ciclabili e le walking lanes per i pedoni sono solo il primo passo per trasformare le città in modo definitivo nell’era post Covid, le auto dovranno sparire progressivamente», e ancora a proposito di Milano afferma che «la possibilità va data ai cittadini: le alternative serie le prenderanno in considerazione».
Una visione che tenta di ridisegnare lo stile di vita in città e dove i suoi abitanti sembrano per lo più abbracciare con favore per diverse ragioni: la voglia di mettere piede fuori casa dopo due mesi di lock down così che anche chi finora è stato sprovvisto di bicicletta o l’aveva abbandonata in cantina si è fiondato nei negozi attrezzati per uscire a fare una pedalata in città. Ma anche la paura dei mezzi pubblici, la cui circolazione non è stata gestita adeguatamente visto che durante la Fase 1 si è registrata una riduzione delle corse, che ora forse saranno raddoppiate accanto alle misure degli accessi contingentati sulle banchine della metro. Qualcuno forse prenderà la bici per puro piacere o per senso civico, lasciando la macchina in garage per utilizzarla solo in caso di necessità. Il traffico di Milano è ben noto, così come la pessima aria che ogni giorno viene respirata dai cittadini, che avranno ora un’opportunità per ripulire la propria città riuscendo a trasformarla in un esempio di mobilità sostenibile.
Se da una parte si chiede infatti alle istituzioni di pensare a un piano più ecologico, dall’altra parte anche i cittadini devono prima imparare a privilegiare un determinato stile di vita che può essere portato avanti con misure adeguate alla circolazione di ciclisti e pedoni, condizioni da sempre difficoltose in grandi agglomerati urbani.
Ripensare la città per la bicicletta dunque, un trend che si allarga in varie città europee e da alcune si può già prendere esempio. I Paesi Bassi hanno previsto da decenni ormai non solo infrastrutture adeguate alla circolazione delle biciclette, ma anche importanti limitazioni per la circolazione dei mezzi a motore. Attualmente in Francia la ministra della Transazione ecologica e solidale Elisabeth Borne ha stanziato 20 milioni per incentivare l’uso della bici, come riporta Le Monde, mentre Berlino ha predisposto la creazione di piste ciclabili temporanee, idea che è piaciuta molto anche alla Spagna che prospetta un largo incremento nell’utilizzo delle biciclette come riportato da El Pais, accogliendo il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile come “una grande opportunità per accelerare misure che avrebbero richiesto anni”.
Sembrerebbe proprio che piccoli passi verso una cultura e in particolare una mobilità più sostenibile possano essere fatti e potremo con un po’ di impegno che tanto è scarseggiato nel silenzio degli ultimi anni, vedere città futuristiche molto più vivibili e virtuose.
Alice Cubeddu
One thought on “La nuova mobilità cittadina? Punta tutto sulle bici”
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