Qualche settimana fa, nel corso di una diretta Instagram sul profilo di Bobo Vieri, Lele Adani ha lanciato una proposta passata quasi inosservata sui media nazionali (molto meno sui social a sire il vero), ma sulla quale varrebbe la pena di riflettere. L’ex calciatore ha proposto una redistribuzione delle ricchezze dall’alto verso il basso, cioè dal calcio professionistico al calcio dilettantistico. Non una tantum, come un’elemosina per lavarsi la coscienza, ma come misura strutturale, una sorta di patrimoniale ripetuta nel tempo, in cui vengano aumentate le tasse sugli stipendi dei giocatori per far arrivare risorse all’attività di base. Allo stesso modo, si potrebbe intervenire sulla redistribuzione dei diritti televisivi, che ancora non prevedono risorse per il calcio femminile e che lasciano ai dilettanti solo le briciole.
“Dobbiamo rispettare e dare un abbraccio al calcio dilettantistico –dice Adani-. Perché l’anno scorso ‘i nostri colleghi, perché tutti abbiamo iniziato da lì, erano 365.034 nelle varie categorie dilettantistiche mentre 680.531 erano i giovani delle scuole calcio o settori giovanili dilettantistici. Quindi, per la stagione 2019/2020 il totale di iscritti è stato di 1.045.565, oltre un milione di persone che fa parte di questo grande ed importante mondo. L’unico modo per salvare il calcio dilettantistico è che i giocatori di Serie A vadano a tassare il loro stipendio del 5% e lo donino con grande gioia al Mondo Dilettanti, perché nessuno lo aiuta. Facendo quel gesto, loro salvano sé stessi, perché tutti sono partiti da lì e tanti ci tornano“.
È passato del tempo, nessuno ne ha più parlato. E se iniziassimo a farlo noi?
Stefano Piazza