Milioni di euro per il marketing carnivoro
L’Unione Europea vorrebbe che fossimo degli avidi carnivori: entusiasti soprattutto del maiale, appassionati di vitello e ansiosi di banchettare a base di pollame.
Nessuna agevolazione per chi voglia adottare una dieta vegetariana o vegana, anzi, una sovraesposizione (soprattutto se si è degli europei giovani) a campagne di marketing da decine di milioni di euro create appositamente per riqualificare l’immagine delle carni prodotte dai bravi e buoni fattori europei (come da probabile cartellone pubblicitario).
Grazie a una inchiesta dell’organizzazione Wakker Dier, è stato reso noto che negli ultimi tre anni l’UE ha destinato 60 milioni di euro a 21 campagne di promozione delle carni europee, dei 200 milioni previsti per quella di prodotti agricoli in generale. D’altronde la ricerca parla chiaro: sempre più persone, soprattutto giovani, scelgono in Europa regimi dietetici privi di carne, alla luce dei dati drammatici sulle conseguenze disastrose dell’allevamento (specialmente intensivo) per il pianeta e del consumo di carni processate per la salute. Secondo l’UE sono dati dannosissimi anche per il fatturato delle maggiori lobbies, e le convinzioni negative a cui condurrebbero i consumatori vanno arginate, o addirittura ne va invertito il segno.
La devastazione causata dal consumo di carni
Una delle suddette campagne di marketing, costata ai contribuenti 1.4 milioni e intitolata “Pork Lovers Europe”, prevede un autobus dipinto di rosa in modo da assomigliare a un maiale, che circola per le strade di alcune città europee, e che, verosimilmente, invita a suon di clacson (e slogan convincenti quanto il nome del progetto) gli astanti a amare prosciutti, salcicce e bacon.
Un simile marketing e altri sono stati descritti sul sito UE come finalizzati a “ricostituire la fiducia dei consumatori, che è stata scossa da notizie come quelle contenute nell’ultimo (2015) report IARC (International Agency for Research on Cancer, un’agenzia delle Nazioni Unite)”, secondo il quale il consumo di carne processata e rossa è cancerogeno al pari del fumo di sigarette e dell’amianto.
Le emissioni di CO2 derivanti dall’allevamento di animali per la produzione di carne corrispondono al 14.5% di tutta la CO2 che origina dalle attività umane. La UE, mossa da interessi sotterranei, sembra ignorare quanto confermato inequivocabilmente dalla comunità scientifica a proposito della dannosità per ambiente e salute umana delle pratiche di allevamento.
Vita indegna da maiali di allevamento
Animal Equality è un’organizzazione schierata contro la crudeltà sugli animali: nel 2021 ha avviato tre inchieste sull’industria dell’allevamento intensivo di maiali destinati al consumo umano in Regno Unito, Spagna e Italia. I risultati immediati dell’inchiesta hanno evidenziato maltrattamenti illegali, abusi brutali (nonostante la certificazione dei contesti analizzati fosse di “benessere” per gli animali), condizioni igieniche ben al di sotto della norma che pongono un serio rischio per l’integrità della carne prodotta.
Ai maiali la cui esistenza è unicamente finalizzata al rifornimento costante di cibo per l’uomo è concessa una breve vita indegna e miserabile, che rispecchia la disumanità stessa dell’allevarli.
In Italia, dall’inchiesta di Animal Equality è emerso che a occultare gli abusi vi è il marchio eccellente del “Made in Italy”. In realtà le sofferenze e i maltrattamenti a cui sono sottoposti i suini negli allevamenti di Brescia (tra i più intensivi della penisola), documentati dalle testimonianze video dell’indagine, non corrispondono affatto alle immagini di pascoli verdi e tranquilli diffuse dalla proprietà degli impianti.
La necessità di una spiegazione
L’UE è inspiegabilmente stata portata a investire milioni di euro in una causa palesemente sbagliata: è sotto gli occhi di tutti. Le inchieste continueranno a fioccare fin quando non verrà rilasciata una spiegazione chiara e pubblica del perché siano stati avviati progetti di marketing così dispendiosi per i contribuenti e diretti a promuovere uno stile di vita a cui sempre meno sembra sensato aderire.
L’attesa non sarà sicuramente delle più brevi.
Mario Daddabbo