Secondo la Costituzione italiana la valorizzazione di un bene pubblico consiste in ogni attività diretta a incrementarne la sua fruizione pubblica.
In base a tale accezione dunque l’idea di valorizzazione di un bene pubblico non dovrebbe mai coincidere con la sua mera monetizzazione.
Com’è possibile dunque che “Piazza d’armi”, area pubblica appetente al patrimonio paesaggistico della Città milanese, fornitrice di servizi eco-sistemici fondamentali per le attività di compensazione di CO2 del territorio e capsula del tempo contente antiche eredità storico-culturali risalenti all’epoca romana, non solo valga 5.000 euro al mq, ma venga addirittura definita “fondo/bene opportunistico”?
Ma facciamo un passo indietro; cos’è un “fondo/bene opportunistico?”
Si tratta di beni che vengono acquistati a ribasso nel momento in cui il mercato risulta particolarmente vantaggioso.
Ma un bene pubblico può davvero essere considerato opportunistico? O forse, dovrebbe essere semplicemente percepito come un’opportunità. Un’opportunità per contrastare i problemi climatici e sanitari derivanti dall’inquinamento, un’opportunità per la memoria e il senso di appartenenza della popolazione di un determinato luogo, un’opportunità di riqualificazione intesa come conservazione dello status quo ecosistemico di uno specifico territorio.
E’ questo che L’associazione Parco Piazza d’Armi Le Giardiniere e il Comitato Cittadini per Piazza d’Armi dichiara a gran voce attraverso la proposta alla Regione Lombardia di includere la Piazza d’Armi di Milano nella Rete Ecologica Regionale e nella Rete Verde Regionale; proposta che completa le più ampie osservazioni presentate dalle associazioni ambientaliste alla Regione per una tutela rafforzata degli ecosistemi caratterizzanti la componente viva del paesaggio.
La voce delle associazioni impegnate nella tutela del patrimonio paesaggistico ed eco sistemico di Piazza d’Armi è stata scatenata da due offerte presentate dalla società per gli investimenti immobiliari INVIMIT e dalla società calcistica INTER a seguito dell’emissione(?) di un Bando pubblico per il dialogo competitivo sul bene opportunistico di cui però non vi è traccia nelle procedure concorsuali.
Le due offerte concernono rispettivamente: la costruzione di 53 torri residenziali nell’area della Piazza d’Armi “con mantenimento del parco” e la costruzione di 20 campi da calcio con suolo “permeabile”.
C’è da chiedersi dunque: le 53 torri gireranno attorno al parco come una sorta di stonehengeresidenziale? E nel caso dei 20 campi da calcio, il tessuto artificiale “permeabile” garantirà la sopravvivenza della flora e della fauna del luogo?
La risposta a questi due quesiti forse è che: rassegnazione e manipolazione , ad oggi, si classificano davvero come armi decisamente potenti, a contrastarle il progetto “RIMANI” per la tutela di Piazza d’Armi a Milano.