Camminare in Islanda
Decidere di iniziare a camminare, senza meta, senza un motivo, senza un tempo è una delle attività più difficili per l’uomo occidentale. Semplicemente andare e lasciarsi sorprendere da ciò che si incontra, si vive e si sente. I sensi atrofizzati dai troppi stimoli e da una vita all’insegna del multitasking riprendono vita.
Frenesia quotidiana, schiavismo della routine, impegni sociali e professionali: la necessità di rimanere sospesi e tornare all’essenziale, di fermarsi e capire i reali punti di riferimento della propria vita. Ancor di più individuarne la consistenza. Quindi camminare. Non si tratta di fare sport: non ci sono vinti né vincitori. Si sceglie un posto e si inizia l’ascolto: di sé, dei propri muscoli, dei propri pensieri, del luogo in cui ci si trova, con i suoi rumori, colori e profumi.
Poi la ricerca dell’armonia tra sé ed il luogo, la reciproca accoglienza. Prendere una pausa dai propri punti di riferimento, ripensarli e nutrirli di aria nuova, di una prospettiva più fresca e onesta.
Cosi il ritorno all’essenziale. Il respiro si affanna, le gambe prendono il loro ritmo, i pensieri si depurano da aspettative, ansie e distrazioni, le giustificazioni perdono di senso. La natura che ci circonda è l’unico elemento con cui fare i conti: i ritmi circadiani, il caldo o il freddo, il clima, il tipo di terreno, salite e discese, la fame e la sete.
L’Islanda è un luogo che facilita tutto questo. Una natura impervia che ti conquista immediatamente. Distese di lava, montagne, nevai, ghiacciai…ogni km una rivelazione di una natura in costante mutamento a cui non si puoi fare a meno di lasciarsi andare, d lasciarsi stupire.
Un po’ come il fanciullino di Pascoli, ci si risveglia passo dopo passo e, come bambini, ci si ricorda cosa vuol dire meravigliarsi delle piccole cose.
(le foto sono dell’autrice)