“No discrimination in sport!”, parla chiaro lo slogan della “Preventing Discrimination in sport conference” in conclusione del progetto SenrtySport condotto da UISP Nazionale in collaborazione con associazioni internazionali come Red Deporte, Endrasei, EFUS, VIDC e ISCA.
Introduce Oriane Filhol, consigliera del Comune di Saint Denis, che pone l’accento sull’importanza di approfittare dei grandi eventi sportivi per intraprendere campagne di sensibilizzazioni contro ogni forma di discriminazione. Proprio il Comune di Saint Denis sta ospitando il mondiale di rugby che accoglie un vastissimo numero di tifosi da tutto il mondo. Da grandi eventi derivano anche grandi responsabilità e la gestione di un evento di grande calibro deve anche prevedere una policy per tutelare le figure più fragili a rischio esposizione. Tra i problemi evidenziati all’interno dei grandi eventi vi è, ad esempio, la prostituzione che testimonia un picco di traffico proprio durante lo svolgimento di eventi che generano un ampio flusso di tifosi.
Importante la testimonianza di Catherine Moyon de Baecque, copresidente della Commissione di lotta contro le violenze sessuali e le discriminazioni del Comitato Olimpico Nazionali fracese. “Le vittime di discriminazioni non possono e non devo essere lasciate sole. Non solo proteggere le vittime ma anche fornire loro gli strumenti per conoscere i propri diritti e le modalità per tutelarsi.” Prevenire, piuttosto che sanzionare, dovrebbe essere la priorità degli organi che si occupano di contrastare le discriminazioni.
Sul tema pone anche l’attenzione Mattia Paradotto, dell’UNAR, l’ Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali. Se da un lato si investe nella creazione di “contact center” attivi per accogliere le segnalazioni di discriminazione e intervenire per limitare la discriminazione, dall’altro bisogna sviluppare azioni per la prevenzione delle discriminazioni. Non basta infatti l’elemento repressivo per contrastare la nascita di germi discriminatori, ma la prevenzione è un aspetto ben più importante. UNAR certifica che nello sport agonistico le discriminazioni siano ancora diffuse e i percorsi di contrasto vadano aggiornati con urgenza.
Omar Daffe, responsabile del comitato anti discriminatorio della Lega Serie A, parte dalla propria esperienza per evidenziare il problema che il razzismo ancora affligge sullo sport in Italia. Bersaglio di insulti razzisti dai tifosi avversari, Daffe ha condiviso la sua esperienza non solamente soffermandosi sul gesto discriminatorio, ma anche sul comportamento di tutti gli attori presenti al momento dell’accaduto. L’indifferenza della maggior parte dei tifosi così come dei calciatori presenti in campo è il sintomo più evidente delle problematiche legate al razzismo negli stadi. Non si può, ancora una volta, ritenere che sia la vittima di abusi l’unica persona a dover intervenire per cambiare la situazione.
Gabriela Matei, Senior Project Officer per il Consiglio d’Europa nel contrasto all’hate speech nello sport, ricorda come il calcio sia un fenomeno che coinvolge molti e differenti aspetti della nostra società che si intersecano tra di loro: cultura, media, comunicazione, spettacolo ma anche identità, educazione e senso di appartenenza. Pensare di risolvere le problematiche relative al mondo dello sport concentrandosi solo sullo sport stesso risulta quindi inefficace. C’è bisogno di una risposta che prenda in considerazione tutti gli aspetti della società intera che lo sport attraversa.
Conclude Tiziano Pesce, presidente di UISP Nazionale, che l’attenzione va riportata sullo sport di base. Il 95% dei fondi sportivi viene utilizzato per sostenere lo sport di prestazione trascurando invece le attività sportive a sfondo educativo di base. Sostenere lo sport di base, oltre a portare benefici sociali sulle comunità di riferimento, ha anche un impatto rilevante sullo sport di prestazione aumentando i risultati e i successi.
Gian Marco Duina
27/09/2023