Oramai è risaputo: lo smaltimento delle materie plastiche è diventato un problema da non sottovalutare. La plastica è un materiale difficile da riciclare: si può solo trasformare in una quantità più modesta e, non essendo biodegradabile, può impiegare anche centinaia di anni per decomporsi. Inoltre, dietro ad ogni sacchetto, imballaggio o oggetto di plastica ci sono spreco idrico, consumo energetico e sfruttamento delle risorse, realtà a cui successivamente si aggiunge l’inquinamento ambientale.

Perché si produce la plastica? La risposta è data dall’economicità e durevolezza di quest’ultima. Ma questi aspetti positivi non bastano a ignorare il problema relativo allo smaltimento delle materie plastiche (senza trascurare, tra l’altro, che la fonte da cui si ricavano è principalmente il petrolio, elemento fortemente inquinante, soprattutto per le acque, e in grado di scatenare guerre per il suo possesso). La raccolta differenziata è sicuramente il primo passo da farsi. Tuttavia solo una piccola porzione delle materie plastiche viene salvata: la maggior parte, infatti, viene mandata nelle discariche o negli inceneritori (al massimo nei termovalorizzatori) e una buona percentuale finisce nelle acque, in quanto smaltirla costa troppo, perciò si preferisce disfarsene in modo poco etico. Quindi, nonostante la raccolta differenziata, la plastica che raggiunge le acque è anche di origine domestica, oltre che provenire da aziende e ancora da barche, navi e piattaforme petrolifere. Tutto questo perché la quantità è così notevole che non si sa più dove metterla. Perché tutta questa plastica? Semplice: se ne produce troppa.

La plastica che si accumula finisce così nei fiumi, quindi nei mari e infine negli oceani, ma si trova anche sul suolo, il tutto causato dall’inciviltà dell’essere umano, dedito all’impiego compulsivo e scorretto di ogni tipo di materiale plastico. I problemi che ne derivano colpiscono principalmente la natura: flora e fauna, ma indirettamente anche gli ambienti antropizzati e il paesaggio stesso: spiagge ed ecosistemi di plastica, ecco le nuove mete turistiche del futuro! Davvero si è sicuri di voler passare le proprie vacanze al Pacific Trash Vortex, isolotto di plastica e rifiuti emerso in mezzo all’Oceano Pacifico? Da non dimenticare, inoltre, l’inquinamento delle falde acquifere e dell’aria, soprattutto in merito alle sostanze o gas sprigionati durante la combustione (da evitare) e il processo di decomposizione della plastica.

Tra le tante iniziative volte a far conoscere tale situazione, si può citare Ocean Rescue, campagna lanciata l’anno scorso da Sky, proprio con l’intento di sensibilizzare le persone all’inquinamento prodotto dall’accumulo di plastica negli oceani e le relative conseguenze, in particolare sulla fauna marina. Dagli studi effettuati su molte carcasse di animali, infatti, è risultato che questi ultimi presentano una grande quantità di materie plastiche nello stomaco. Ciò significa che la loro morte può essere avvenuta per soffocamento, in quanto il tratto del tubo digerente viene ostruito, oppure per sazietà, poiché non avendo più lo stimolo della fame, gli animali non si cibano a sufficienza e muoiono per denutrizione. Nel caso di alcune specie poi, come i cetacei, la morte potrebbe anche giungere per ipotermia. I rifiuti in materiale plastico, infatti, riflettono le onde sonore emesse da questi animali, i quali scambiano per cibo la plastica, che di certo non è il nutrimento giusto per produrre lo strato di pelle necessario per proteggerli dal freddo delle acque. Per quanto riguarda gli animali piccoli, va ricordato che spesso rimangono intrappolati nelle reti o oggetti simili, morendo quindi di fame o per lacerazioni dovute al tentativo di liberarsi.

Ecco allora qualche suggerimento pratico per ridurre il consumo di plastica e limitare il suo impatto ambientale:

  • Bere l’acqua del rubinetto. L’acqua che raggiunge le rispettive case è potabile, dunque non è necessario comprarla in bottiglia al supermercato. Preferire l’acqua del proprio comune significa risparmiare sulla spesa di acqua ed evitare che quest’ultima diventi un bene di lusso gestito dalle multinazionali. Qualora qualcuno avesse dei dubbi circa il contenuto della propria acqua, può consultare il sito dell’ente idrico della propria città, il quale è tenuto a comunicare la potabilità dell’acqua e la percentuale di sostanze disciolte in essa. Questo perché della grande quantità di bottiglie di plastica che si accumula, solo una piccolissima parte viene riciclata. È consigliabile, soprattutto per chi viaggia o sta fuori di casa, avere una propria borraccia (o thermos): pratica ed etica;
  • Non utilizzare cannucce, bicchieri, piatti e posate di plastica usa-e-getta. Chi non li ha mai usati, soprattutto per comodità? Tuttavia sono difficili da riciclare e sono le principali cause di inquinamento da plastica, perciò non vanno adoperati;
  • Preferire i contenitori di vetro. A differenza di quelli in plastica, i contenitori di vetro durano di più nel tempo, perciò non bisogna sostituirli continuamente, e inoltre sono più igienici, in quanto facilmente lavabili e non rilasciano sostanze nocive. Si prestano a molti usi: conservare gli alimenti in frigorifero o in dispensa (evitando così gli imballaggi e le pellicole), trasportare il pranzo fuori casa, e così via;
  • Ridurre il packaging e Comprare prodotti sfusi. L’imballaggio è sicuramente il problema più difficile da affrontare. La maggior parte dei prodotti viene venduta in confezioni di plastica: dai prodotti secchi, a quelli surgelati. Sarebbe quindi più corretto scegliere confezioni di materiale riciclabile e, ancor meglio, comprare prodotti sfusi, che siano alimentari o detersivi/cosmetici. In questo modo non si riduce solo l’uso di materiale plastico, ma si stimola il pensiero critico del consumatore, in quanto è portato a scegliere prodotti eticamente corretti di cui ha realmente bisogno, senza cedere alla spesa compulsiva, solo perché c’è offerta di ogni bene possibile;
  • Sostituire i sacchetti di plastica. Ce ne sono troppi e vengono gettati via come carta straccia. Quando si va a fare la spesa è meglio adoperare sacchetti di tela, in modo da poterli riutilizzare ogni volta e anche in altre situazioni.

Tutto ciò permette di risparmiare, quindi fare economia, e soprattutto rispettare la natura. È ovvio che è impossibile eliminare del tutto la plastica, perché qualsiasi oggetto d’uso quotidiano è fatto di questo materiale: accendini, pannolini, rasoi, spazzolini, ecc., persino il dentifricio in granuli contiene microplastica. Non si può eliminarla del tutto, ma è possibile adottare un po’ più di giudizio. A tal proposito esistono negozi dove è possibile acquistare prodotti sfusi. Purtroppo il prezzo è più alto e spesso il mercato, quando si tratta di iniziative che fanno la differenza, sfrutta la situazione a suo favore, inseguendo il profitto. Bisogna quindi scovare il negozietto giusto o il supermercato eticamente corretto e, per chi ha tempo e voglia, si può suggerire l’autoproduzione in casa, sia di alimenti e bevande, che di prodotti per la casa e la persona.

 

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