Riepilogo del progetto di cooperazione internazionale Italia-Ecuador con Massimiliana De Luca

Il progetto di cooperazione Pachamama si sta avviando con successo alla conclusione, nonostante le recenti difficoltà climatiche incontrate, al termine di un lungo percorso iniziato nel 2013 e giunto fino a oggi. Nato dalla precedente iniziativa Cacao y Huertas, ha avuto un impatto sulla vita delle comunità locali nelle province di Guayas, Los Rios, Manabi, Bolivar e Cotopaxi in Ecuador, e ha avuto modo di farsi conoscere in Europa con la partecipazione a importanti fiere europee, quali Expo 2015Eurochocolate 2015 e 2016 e Salon Du Cholat -Paris 2015.

Ma cosa c’è all’origine della tavoletta di cioccolato (e non solo) griffata Pachamama che oggi possiamo degustare in Italia? Ci aiuta a scoprirlo Massimiliana De Luca, Programme Officer America Latina, delineando innanzitutto i tratti di un contesto di produzione che, pur localizzato nel Sud del mondo, deve fare i conti con prezzi di vendita dettati dalla Borsa di New York dove il cacao e la canna da zucchero sono quotati come “Softs Commodities”.

All’interno di esso, gli attori sono i campesinos ecuadoriani che hanno un limitato potere di contrattazione sulle dinamiche commerciali e devono inoltre confrontarsi con regole di mercato esigenti e trafile burocratiche complesse. Rappresentano la vecchia generazione, dove l’analfabetismo é ancora presente, la tecnologia è spesso un lusso e l’attaccamento alla terra è ancora una tradizione viva, quando al contrario i giovani tendono ad allontanarsi per motivi di studio e per mancanza di lavoro.

L’obiettivo fondamentale del progetto si è focalizzato perciò sul rafforzamento delle competenze di base dei contadini locali, sul versante delle conoscenze prettamente tecnico-agricole (sia teoriche sia legate alla miglioria della produzione), ma soprattutto sul fronte di amministrazione e gestione, ambito in cui spesso emergono elementi che frenano l’iniziativa delle piccolissime imprese a conduzione familiare.

A sostegno di tali realtà produttive di modeste dimensioni, è stata sviluppata un’ampia rete di partenariato che vede AceA Onlus come capofila, UNOCACE come casa madre e coordinatrice per i coltivatori di cacao e CADO come punto di riferimento per quanto riguarda la produzione di canna da zucchero.

Le attività fondamentali scelte per creare un impatto concreto sul lavoro dei piccoli coltivatori locali sono identificabili nei corsi di formazione e nella miglioria della produzione, che hanno seguito la strada della trasmissione di un know-how innovativo tramite la semplicità nella dimensione pratica. I corsi, dedicati soprattutto all’ambito commerciale, del marketing e della tracciabilità, hanno avuto l’esito di responsabilizzare ciascun partecipante sulla base della consapevolezza del proprio ruolo e della conoscenza dei macro-processi di produzione e commercio. Anche lo studio sul campo con l’implementazione di parcelle dimostrative (piccoli orti/aree di coltivazione in cui sono stati seminati nuove varietà di cacao e canna da zucchero) hanno permesso un accrescimento di expertise, identificando le migliori qualità di coltivazione al fine di ampliare il ventaglio d’offerta. Quest’ultima ha potuto perciò essere ridefinita, caratterizzata ora da una maggior qualità e tracciabilità e da una più ampia possibilità di commercializzazione grazie anche al restyling del prodotto finito.

Accanto e a cofinanziamento del progetto Pachamama, il progetto EQUOCACAO – Sostegno all’incremento della produzione e della commercializzazione associativa dei piccoli produttori della filiera biologica e Commercio Equo del Cacao Nacional Fino de Aroma delle Province di Bolivar e Cotopaxi- Stato dell’ Ecuador, operante nell’area dello “Sviluppo agricolo, sicurezza alimentare, attività generatrici di reddito”, finanziato da Tavola Valdese – Progetti 8XMILLE – Progetti Estero, che ha visto Tavola Valdese coinvolta per il finanziamento dell’implementazione di un nuovo “Centro di Acopio” (centro di raccolta) il quale permetterà di ottenere un prodotto di alta qualità basato sulla sicurezza e sulla tracciabilità dell’intera filiera produttiva.


“È quindi da scardinare” conclude Massimiliana “il concetto vetusto per cui il commercio equo e solidale non sia coinvolto nelle dinamiche di mercato: per quanto basate su equità, rispetto della persona, dell’ambiente e trasmissione di saperi ancestrali, si tratta sempre di imprese vere e proprie, e in quanto tali soggette alla legge dell’utile e della perdita, e che come tutte le altre devono continuamente impegnare risorse e innovarsi per rimanere al passo con i tempi”.

Print Friendly, PDF & Email