Maneggiare con cura!
Cooperazione vuol dire letteralmente operare insieme per il raggiungimento di un obbiettivo comune. In un’ottica transnazionale, la cooperazione è quell’insieme di relazioni che un paese e tutti i soggetti che al suo interno operano intrattengono con un altro paese generalmente riconosciuto come in “via di sviluppo”.
Per un giovane, che si appresta ad intraprendere un percorso formativo, di volontariato o lavorativo in questo settore, può risultare difficoltoso a primo impatto scegliere tra la miriade di opportunità che esso offre. E lo è ancor di più se si pensa che il numero delle ONG esistenti a livello mondiale, categoria questa che non esaurisce l’insieme degli attori coinvolti nel settore, è stimato in 37.000 dalle Nazioni Unite. Da aggiungere il fatto che non tutte le realtà coinvolte, cosi come i membri che le costituiscono, agiscano sempre secondo coscienza. Troppo spesso infatti ci si dimentica di porsi nella prospettiva di chi deve riscattarsi a livello economico sociale, di chi subisce degli interventi che ancora oggi si dimostrano frequentemente “calati dall’alto”, o peggio finalizzati a guadagni facili che sfruttano il disagio e la miseria. Non è giusto generalizzare ma è bene informare che bisogna fare affidamento solo su Associazioni e Organizzazioni serie e trasparenti, con obbiettivi chiari e definiti insieme alla realtà con cui si andrà a lavorare. Tale questione è ancor più rilevante se si approfondisce, all’interno del grande panorama della cooperazione internazionale, lo specifico ambito del volontariato.
Prendendo come spunto l’interessante documentario di Chloé Sanguinetti, “The Voluntourist”, che si focalizza sui giovani che, sempre di più, decidono di fare volontariato all’estero, trascurando spesso gli effetti del sistema in cui vengono inseriti. Intanto è bene chiarire che con il termine volontariato si denota un’attività libera e gratuita svolta per ragioni di solidarietà e di giustizia sociale. Essa può essere rivolta a persone in difficoltà, alla tutela della natura e degli animali, alla conservazione del patrimonio artistico e culturale. La culla del volontariato è, dunque, la spontanea volontà dei cittadini di fronte a problemi non risolti (o non affrontati) dallo stato e dal mercato. La caratteristica fondamentale dell’attività di volontariato è perciò la sua gratuità e il volontario è colui che pone al servizio della comunità il suo aiuto e le sue competenze esclusivamente per fini di solidarietà. Secondo i dati ISTAT, il numero dei volontari in Italia è cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni, passando dal 6,9% del 1993 al 10% del 2012. L’attività di volontariato può essere perseguita sia all’interno di ONG, NO PROFIT e ONLUS, sia all’interno di vere e proprie organizzazioni di volontariato. Sono considerate organizzazioni di volontariato tutti quegli organismi liberalmente costituiti al fine di svolgere un’attività senza fini di lucro, anche indiretto, ed esclusivamente per fini di solidarietà e che si avvalgono in modo determinante e prevalente delle prestazioni personali, volontarie e gratuite dei propri aderenti. Le organizzazioni di volontariato traggono le risorse economiche per il loro funzionamento e per lo svolgimento della propria attività dai contributi degli associati, dai contributi di privati, da contributi di enti pubblici finalizzati esclusivamente al sostegno di specifiche e documentate attività o progetti.
Nulla di male in tutto ciò, anzi. Aggiungo anche che fare un’esperienza di volontariato all’estero incrementa una crescita personale ancor di più rispetto ad un volontariato fatto dove si vive perché il viaggio accresce momenti di confronto, crescita personale e consente di scoprire un mondo diverso, letto con degli strumenti nuovi, culturalmente determinati e differenti dai propri. Si torna a casa con un’apertura mentale nuova, che consente di diventare consapevoli, di ripensare e rivalutare i propri punti di vista. Questo però può accadere solo se si è ricevuta una formazione idonea all’esperienza all’estero, se si analizzano bene le motivazioni che ci portano a scegliere questa esperienza e se si tengono presenti gli effetti della nostra presenza nel luogo che ci andrà ad ospitare. Non ci si può dimenticare in ogni caso che sono i beneficiari dei progetti delle varie associazioni ed organizzazioni a dover avere una maggior attenzione. Insomma prima di noi, ci sono loro! “Loro” sono le persone che restano nei posti che andiamo a visitare, di cui noi ci portiamo a casa belle foto, bei sorrisi, tante storie. Dopo aver visto il documentario sopra menzionato, concludo con il dire: FACCIAMO ATTENZIONE A CIO’ CHE LASCIAMO!
Federica Petralli
link del video: The Voluntourist