L’occasione di uno sfogo

 

L’essere umano è così. Per orientarsi nel proprio spazio/tempo necessita delle categorie. La realtà è troppo complessa per i nostri 5 sensi quindi si conosce per euristiche, insiemi, assimilazioni, accomodamenti.

Sviluppiamo cosi concetti, macro-categorie, di bene e male, giusto o sbagliato, debole-forte, bello-brutto… nel contempo maturiamo le singole caratteristiche di ogni singolo oggetto, di ogni singola persona. Ne consegue il rilevamento di conferme e contraddizioni. La nostra esperienza guida le etichette che attribuiamo ai gruppi e alle varie categorie.

I mass media conoscono bene tale meccanismo ed il potere ne fa buon uso. Se un governo ha intenzione di far approvare una legge per la liberalizzazione della compra-vendita di armi è molto probabile che i giornali raccontino di eroi che grazie al facile accesso ad un arma sono stati in grado di difendere la propria famiglia da un malvivente. Se uno Stato tenta di indirizzare i propri cittadini verso il respingimento dei migranti è probabile che vengano raccontati numerosi episodi di reati commessi da immigrati e pochi episodi di atti positivi messi in pratica dagli stessi. Cosi in una società maschilista è più probabile che si venga a conoscenza di successi e riconoscimenti verso gli uomini piuttosto che alle donne.

Tutto ciò non significa che la realtà sia ciò che si racconta sui giornali o in Tv. Cosi come la nostra esperienza, la nostra diretta raccolta di informazioni, possa dirsi valida e attendibile. Quanto di ciò che sperimentiamo può dirsi generalizzabile? Quali i confini? Quale l’utilità?

Forse l’unica risposta possibile sta nell’umiltà di continuare a mettersi in discussione e porsi delle domande. Unico correttivo al nostro modo di funzionare: per euristiche, insiemi, assimilazioni, accomodamenti.

In occasione dell’8 marzo sono stati promossi scioperi, manifestazioni, convegni, proteste in 40 Paesi del mondo. Si promuove la parità di genere, il diritto di decidere della propria vita, del proprio corpo, di vedersi riconosciuti i propri diritti. Troppo spesso una categoria discriminata solo perché appartenente ad una categoria. Troppo spesso categoria target di violenza.

Occasione per riflettere sul fatto che non è l’unica categoria e per credere che l’essere umano può trascendere la metodologia innata di conoscenza ed utilizzare la capacità di meta-analisi per poter giungere finalmente ad una convivenza pacifica e serena con tutte le declinazioni di diversità.

Veramente ci vogliamo limitare ad essere schiavi dei nostri pregiudizi e stereotipi?

Il timore dell’ignoto, nel 2017, epoca di internet, quanto meno in un paese che si professa democratico, dovrebbe essere spazzato via da una corretta informazione, dalla voglia e dall’opportunità, spesso sottovalutata, di poter gestire in modo autonomo e critico il proprio libero arbitrio.

Non mancano di certo gli strumenti, ad un cittadino italiano, per poter discernere in modo indipendente e produttivo ciò che è meglio per la società civile, di cui ognuno condivide bisogni primari e secondari.

Eppure sembrano vincere sempre le distrazioni, più facili, preconfezionate.

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