La legge per la prevenzione e il contrasto alla violenza e alla prevaricazione
“Dopo un lungo percorso in Commissione Cultura e Istruzione (la proposta risale al dicembre 2014) finalmente la Lombardia ha una legge per la prevenzione e il contrasto al bullismo e al cyber bullismo”, ha dichiarato il Consigliere regionale Fabio Pizzul, in occasione dell’approvazione della recente legge. Un avvenimento, questo, temporalmente più che appropriato, considerando anche la celebrazione della giornata mondiale contro il bullismo e il cyber bullismo tenutasi lo scorso 7 febbraio.
Se ne è parlato durante la presentazione del libro “Il miele e l’aceto” di Lamberto Bertolé insieme al giornalista Paolo Foschini a Milano l’8 febbraio alla Libreria Lirus.
Il recente provvedimento legislativo lombardo si pone come obiettivo quello di creare e rafforzare una rete regionale, ad oggi già esistente, per la prevenzione e il contrasto al bullismo, formata da tutti coloro che già operano sul territorio. Regione, scuole, centri di aggregazione giovanile, operatori del terzo settore, aziende, società sportive dilettantistiche e penitenziari offriranno assistenza concreta e specialistica alle vittime, attuando inoltre attività di monitoraggio e prevenzione contro l’incalzante fenomeno sociologico.
La proposta di legge, composta da 7 articoli, istituisce presso la Giunta regionale la Consulta sul bullismo e cyber bullismo al fine di individuare e raccogliere informazioni per la realizzazione di percorsi innovativi e per la valorizzazione di iniziative già presenti sul territorio e contrastanti il fenomeno del bullismo. L’attività del neonato organismo regionale è volta sia alla costruzione di una fitta rete di sostegno per adolescenti in difficoltà, emotivamente fragili e vittime di tale fenomeno; sia al contenimento di quei soggetti che, attuando comportamenti provocatori e violenti, assumono atteggiamenti vessatori e molesti nei confronti dei loro coetanei.
Dei primi 300mila euro stanziati potranno beneficiarne tutti i soggetti già operanti sul territorio per realizzare campagne di informazione e sensibilizzazione, iniziative sociali e ricreative sui temi della legalità e del rispetto reciproco, formazione sull’uso consapevole di internet e degli strumenti informatici, sostegno alle vittime e programmi di recupero per piccoli e grandi “bulli”.
Stando ad una recente analisi dell’Istat, tra i ragazzi che usano cellulare e Internet, il 5,9% ha denunciato di avere subito ripetutamente atti vessatori tramite sms, mail, chat o social network. Il 7,1% delle vittime sono ragazze, mentre il 4,6% sono maschi. Inoltre, un recente studio effettuato su un campione di adolescenti lombardi e realizzato dal gruppo di lavoro ‘Semi di melo’, in collaborazione con l’Università Bicocca e con il sostegno di Regione Lombardia, ha rivelato che il 20,5% degli intervistati non trova alcuna differenza tra le relazioni virtuali e quelle personali (la dimensione virtuale odierna rende disabili alla parola?); il 42% dei minorenni e il 43% dei maggiorenni hanno incontrato dal vivo persone conosciute online, il 18% è incappato nella diffusione di proprie immagini imbarazzanti e il 45%conosce coppie di coetanei che si scambiano immagini provocanti e spinte.
“Un problema sociale e culturale di vaste proporzioni, un fenomeno inquietante e pericoloso quello del bullismo, e nella sua accezione più moderna, del cyber bullismo”. Così esprime la sua preoccupazione il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ricordato in aula dalle parole del Consigliere Fabio Pizzul, forte sostenitore nonché primo firmatario nel 2010 del progetto di legge. Un accento, quello del Presidente, posto sulla forte preoccupazione che sta suscitando la dimensione virtuale di tale fenomeno. Un allarme, quello lanciato dal Capo dello Stato, confermato dalle parole di una citazione estratta da un volume realizzato dal Dipartimento per l’educazione alla legalità dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia e riportato sempre dal consigliere nel corso del suo intervento in aula, che sottolinea quanto al giorno d’oggi il dilagare di fenomeni di grave o leggera devianza siano radicati nella nostra società a causa della precarietà e della debolezza di quelle “isole della personalità” che da sempre sono investite del tanto ingombrante quanto importante e personalissimo ma condiviso incarico di formatori sociali (“non più isolazionismo educativo ma comunità educante” afferma il consigliere). Un compito, quello delle famiglie e delle istituzioni scolastiche odierne, non più svolto a regola d’arte. Un incarico, quello della trasmissione dei valori primari e dei principi del corretto vivere comune, lasciato in mano a sostituti “comodi”, ma disaggreganti, inanimati e certamente non troppo qualificati. Un palinsesto di valori(?) confusi, che in modo ancora più confuso si espande, insinuandosi nelle menti dei più giovani e generando sentimenti tirannici e comportamenti antisociali. “ Il bullismo, così come altre forme di devianza leggera, non è un fenomeno che nasce da frange marginali della nostra società, non è frutto di una subcultura antagonistica o esplicitamente delinquenziale. È figlio della cultura nella quale siamo immersi. Una cultura povera di valori e ideali che esalta la prepotenza e l’arrivismo. È figlio di una scuola e di una famiglia impaurite e latitanti, che sono incapaci di assumersi fino in fondo i loro compiti educativi e perciò lasciano sempre più spazio alla scuola parallela dei media, vecchi e nuovi, ai loro messaggi e ai loro pseudo valori “.
L’iniziativa legislativa lombarda, posizionandosi come un’eccellenza nel benchmark del panorama italiano, fa certamente da apripista ad una materia che se da un lato presenta molte criticità, dall’altro ha bisogno di avere una voce forte e decisa che sia dalla parte dei più fragili, ma che allo stesso tempo non abbandoni chi, per sfortuna o per inclinazione, non ha potuto (saputo) conoscere un’alternativa.