Rogério Caboclo, presidente della Confederazione calcistica brasiliana (CBF), ha annunciato la parità di retribuzione per le squadre nazionali maschili e femminili: “La CBF ha deciso di stanziare lo stesso importo per i bonus e le indennità giornaliere per uomini e donne, il che significa che le giocatrici guadagneranno lo stesso degli uomini“. Insomma, indossare la maglia verdeoro non sarà più solo un onore, per le ragazze della Seleçao.
“Grazie a queste misure -scrive L Football-, le giocatrici convocate per la selezione femminile brasiliana guadagneranno le stesse somme di Neymar o delle altre stelle della squadra maschile a ogni raduno, anche per i bonus partita“. La misura coinvolgerà le squadre nazionali che parteciperanno ai Giochi Olimpici di Tokyo del prossimo anno, così come ai prossimi Mondiali maschili e femminili. “Una svolta storica -prosegue il magazine-, che arriva in un Paese dove la Nazionale maschile ha vinto cinque titoli Mondiali mentre quella femminile nessuno. Il tutto suona in maniera diversa rispetto alla situazione americana dove, nonostante i tanti trionfi della nazionale femminile, Megan Rapinoe, Alex Morgan e compagne non ricevono lo stesso trattamento degli uomini“.
Già. Ricordate la querelle del calcio a stelle e strisce, con con la USWNT (United States women’s national soccer team) “sconfitta” lo scorso maggio, quando il tribunale ha respinto la richiesta di parità di compenso? Ecco, altrove, per fortuna, sta andando meglio: i sudamericani seguono, infatti, le orme di Australia, Norvegia, Nuova Zelanda e Inghilterra, che già avevano deciso di pagare lo stesso importo ai propri nazionali, uomini e donne. Il problema, ovviamente, è mediatico: le calciatrici statunitensi (campionesse di tutto, a differenza dei colleghi) erano entrate in rotta di collisione anche con il Presidente Trump, quindi una decisione favorevole alle trionfatrici di Francia 2019 avrebbe in qualche modo sfondato il muro in modo molto più netto. Questi “piccoli passi”, però, da qualche parte ci porteranno, anche se la strada sarà più lunga e complicata.
Stefano Piazza