Al 2020 spetta di diritto la definizione di annus horribilis, non solo per i mesi appena trascorsi, ma anche per gli strascichi che continuerà a portarsi dietro nel 2021. Sembrerà una strada lastricata di buone intenzioni che arranca nell’aprirsi a una visione ottimistica, ma che ha la necessità di non perdere di vista i numerosi eventi e il percorso a ostacoli affrontato fino a oggi. Dicendo questo non si vuole sostenere la melliflua retorica sintomo del Covid-19 dell’“impareremo ciò che conta davvero, saremo tutti più buoni”. Non sarà niente di tutto questo.
Ogni anno trascorso, sia che venga definito horribilis o mirabilis, porta con sé una piccola rivoluzione nell’azione e nel pensiero generale, attraverso eventi, cambiamenti, novità, lotte e impronte economiche, politiche e sociali che hanno trovato il proprio tempo per emergere o che continuano a essere coltivate riuscendo a emergere solo a singhiozzo.
Molti aspetti e tematiche si sono sfortunatamente amplificate ed esasperate a causa delle restrizioni messe in atto con la pandemia: il tasso di disoccupazione (assestatosi in Italia all’8,9% secondo i dati Istat), le disuguaglianze sociali e il conseguente arrancare di una macchina di sostegno non certo ben oliata, l’incremento della violenza domestica su donne e minori e, più che mai evidente negli Stati Uniti la discriminazione sistemica (nell’accesso al lavoro, all’assicurazione sanitaria e anche alla possibilità di fare smart working) che mostra le disparità tra le diverse etnie evidenziando una maggiore mortalità per Covid-19 di afroamericani e ispanici rispetto ai bianchi.
Un aspetto rilevante tra i tanti emersi ferocemente durante la pandemia è stato l’incremento nel periodo compreso tra marzo e ottobre 2020 delle chiamate al numero antiviolenza 1522: secondo le fonti Istat il ricorso al numero di emergenza è cresciuto del 71,7% rispetto all’anno precedente registrando chiamate da un totale di da 13.424 a 23.071. Dalle richieste di aiuto da parte delle vittime alle segnalazioni per casi di violenza, queste rappresentano il 107% dei motivi delle chiamate. Aumentano anche le richieste di informazioni sui Centri Antiviolenza.
L’incremento delle richieste di aiuto durante i mesi di lockdown, in cui è assente una storia di pregressa violenza “fa riflettere sul fatto che potrebbe trattarsi di violenze nate nella delicata fase della pandemia” e, sempre riportato nel report Istat, “è invece la convivenza stretta con il proprio carnefice che può avere innescato nella vittima la spinta a cercare aiuto”.
Quello che emerge dall’anno che sarà definito “l’anno della pandemia”, sono nomi di donne, figlie, fidanzate, madri che non devono essere soltanto un numero. A novembre, erano 91 le donne vittime di femminicidio nel 2020. Uccisa 1 donna ogni 3 giorni, secondo Eures.
Lorena Quaranta, Maria Paola Gaglione, Zdenka Krejcikova, Jessica Novaro, Aurelia Laurenti, Agitu Ideo Gudeta, Simona Porceddu. Uccise, accostate nella morte ai moventi della gelosia, del becero possesso ingiustificato da chi spesso era parte della loro vita. I loro nomi sono raccolti dall’Osservatorio sul femminicidio in Italia IQD:
Carla Quattri Bossi, Concetta Di Pasquale, Jennifer Francesca Krasniqi, Fausta Forcina, Maria Stefania Kaszuba, Ambra Pregnolato, Francesca Fantoni, Rosalia Garofalo, Fatima Zeeshan, Rosalia Mifsud, Monica Diliberto, Speranza Ponti, Laureta Zyberi, Anna Sergeevina Marochkina, Larisa Smolyak, Snejana Bunacalea, Barbara Rauch, Bruna Demaria, Rossella Cavaliere, Gina Lorenza Rota, Viviana Caglioni, Maria Angela Corona, Alessandra Cità, Stefania Maria Rosa Dusi, Marisa Pireddu, Zsuzsanna Majlat, Maria Drabikova, Lucia Caiazza, Mihaela Apostolides, Gerarda Di Gregorio, Rubina Chirico, Giuseppina Ponte, Cristina Messina, Paola Malavasi, Morena Designati, Elena Bressi, Nunzia Compierchio, Romana Danielova, Anastasia Rossi, Eufrosina Martini, Grazia Sicilia, Manuela Alves Rabacchi, Marcella Boraso, Maria Adalgisa Nicolai, Emanuela Urso, Caterina Di Stefano, Sabrina Beccalli, Francesca Galatro, Luana Rainone, Claudia Corrieri, Marinella Maurel, Maria Masi, Mina Safine, Alessandra Perini, Vera Mudra, Concetta Liuzzo, Barbara Gargano, Aurora Accastello, Maria Tedesco, Viktoriia Vovkotrub, Dilva Francescati, Loredana Scalone, Aycha El Abioui, Aurelia Laurenti, Elena Madalina Luminita, Ylenia Bonavera, Francesca Calzarotto.
Alice Cubeddu
One thought on “L’annus horribilis: aumentano le disuguaglianze e la violenza sulle donne”
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