Speculazione disumana
A dicembre 2020, l’azienda statunitense CME Group, operante nel settore finanziario, ha inaugurato in California il primo mercato di futures per l’acqua. In sostanza, tramite le futures gli investitori hanno modo di scommettere sul prezzo futuro di un determinato bene. L’acqua viene posta sullo stesso piano di altre commodities, come il petrolio o l’oro.
I più ritengono che come operazione avrà vita breve, poiché gli investitori in primis non sembrano crederci. Eppure, il risultato non cambia: si è immaginato di poter scommettere su un diritto umano fondamentale quale l’accesso all’acqua. Non si può negare che l’iniziativa rappresenti un precedente, dal quale identiche speculazioni trarranno ispirazione negli anni a venire.
Pedro Arrojo-Agudo, nominato di recente United Nations Special Rapporteur on the human rights to safe drinking water and sanitation (Inviato Speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani ad un’acqua sicura da bere e igiene), si è ovviamente pronunciato con durezza su quanto intrapreso dal colosso finanziario, e ha annunciato di voler mantenere i suoi prossimi passi sotto stretta sorveglianza. Secondo le sue stesse parole, “pensare che solo 10 anni fa le Nazioni Unite decretavano l’accesso ad acqua sicura un diritto umano con la Resolution 64/192”.
Secondo le voci che supportano la creazione di un mercato ben funzionante di futures per l’acqua, esso costituisce una sicurezza: il suo obiettivo principale è infatti assicurare protezione contro le oscillazioni del prezzo di un tale bene in uno stato come la California dove il cambiamento climatico ha reso il reperimento dell’oro blu davvero arduo per agricoltori e municipalità. The Golden State ospita il mercato agricolo più florido degli Stati Uniti, e la quinta economia più potente del mondo; nel settembre 2020 emergeva da una siccità durata otto anni, dopo che fuochi selvaggi e calura estrema avevano devastato la costa ovest. È lecito prevedere simili catastrofi naturali in altre parti del mondo, con il subentro della stessa condizione di scarsità di risorse idriche.
Per i detrattori di un coinvolgimento di Wall Street in relazione a beni come l’acqua, esso priverebbe le comunità agricole locali del loro diritto al voto in materia, e porterebbe ad un’ulteriore scarsità: il prezzo pagato da tutte le parti in causa sarebbe in crescita.
Appropriazione indebita di risorse vitali
La responsabilità principale del lavoro di Arrojo-Agudo e altri esperti internazionali risiede nel monitorare casi di ingiustizia sociale generati, tra gli altri, dal fenomeno di water grabbing. Esso consiste nell’appropriazione delle risorse idriche presenti su un territorio tramite metodi coercitivi, spesso anche un semplice acquisto, o in assenza di legislazioni, e il loro utilizzo per finalità private. In comunità fragili, o in territori in cui risiedono popolazioni indigene per le quali l’accesso alla risorsa idrica sottratta rappresenta l’unica via di sussistenza, il water grabbing ha ripercussioni tragiche.
Contro le ingiustizie sociali e le minacce alla sopravvivenza di gruppi non rappresentati si schiera e si impegna dal 2000 con numerose iniziative il Comitato Italiano Contratto Mondiale sull’Acqua (CICMA). Organizzazione centrale a livello nazionale per la difesa di un diritto inalienabile, è stata guidata per lungo tempo dal fondatore Emilio Molinari, adesso Presidente Emerito dell’associazione e che in questa veste ci ha parlato.
CICMA: in Italia serve un secondo referendum
Secondo Molinari, nei dieci anni trascorsi dall’ultimo referendum nazionale sull’acqua pubblica (2011), in Italia si è assistito ad una violenta involuzione, sia per fattori culturali specifici del paese che per cambiamenti del contesto popolare a livello europeo. In primis, desta indignazione e stupore il dato di fatto che nel corso di un lasso di tempo così lungo non vi siano stati altri tentativi di ascoltare i cittadini su un tema essenziale. In nessuna democrazia è giusto assistere ad una mancanza del genere. Per questo motivo, in occasione del decimo anniversario del referendum, per il quale si terranno manifestazioni a Roma e a Milano, il CICMA richiederà alla politica di impegnarsi per un secondo referendum: ogni Governo deve infatti impegnarsi a contrastare il ritmo folle con cui una risorsa già così scarsa viene consumata, nella speranza che la sua disponibilità non risulti dimezzata entro il 2050, come le stime suggeriscono.
Un altro obiettivo su cui Molinari ha le idee ben chiare è indurre l’Unione Europea a modificare il modo in cui ci si riferisce all’acqua nei documenti ufficiali. Essa viene infatti indicata come un bene economico, al pari di altri beni da cui è possibile trarre un profitto, avvicinandosi quindi pericolosamente alle posizioni di Wall Street.
Contro appunto la quotazione in borsa dell’acqua californiana, attraverso il CICMA si è condotta una raccolta firme in Italia, che punterebbe anche al rinsaldamento di quella cooperazione internazionale ormai indebolite. Molinari ricorda infatti di come in passato il dialogo internazionale sul principio di acqua come bene primario e innegabile fosse molto più vivo e appassionato tra nazioni europee, ONU, America Latina e altri protagonisti.
Una difesa sovranazionale dell’acqua
Un’agenzia che sicuramente a livello globale è attiva per la sensibilizzazione sul tema acqua come diritto umano fondamentale è il Consiglio Mondiale dell’Acqua. Esso è privato, costituito dalle principali imprese multinazionali che amministrano la preziosa risorsa. Ogni tre anni il CMA indice il World Water Forum le cui conclusioni finali vengono sottoscritte dagli Stati e la Comunità Internazionale.
Un problema evidente è l’assenza di un organo sovranazionale che, diversamente da CMA e ONU, si occupi di monitorare attentamente l’adesione degli Stati ad un regolamento derivante da un protocollo illuminato sugli sforzi che tutti devono compiere per salvaguardare l’acqua; un ente che sanzioni se il rispetto di queste norme non viene garantito. Alcune speranze sono certo riposte nell’inviato UN Arrojo-Agudo, nonostante egli non possa contare su un apparato.
Il messaggio finale di Emilio Molinari e del CICMA è positivo: sulla lunga distanza, dopo un periodo di assestamento tra il 2030 e il 2050 in cui possibilmente si sarà tentato di speculare sull’acqua (e altri beni essenziali), si tornerà sui propri passi. Forse si sarà assistito a migrazioni di massa forzate (alcune stime parlano di 700 milioni di persone mobilitate) e altri eventi non auspicabili, e l’umanità si convincerà che vi sono beni da tutelarsi a tutti i costi, necessari alla mera sopravvivenza degli individui, e che non possono semplicemente essere comprati dal migliore offerente.
Mario Daddabbo