Sweet home Alabama, dove i cieli sono così blu ed evidentemente inebrianti da aver quasi condotto all’approvazione di una severissima legge anti-aborto nel 2019. Unica eccezione sarebbe stata quella legata ad un serio pericolo per la vita della donna che porta in grembo il nascituro. Una sfida alla costituzione degli Stati Uniti, com’era stato dichiarato dal giudice che l’ha bloccata. Peccato che la stessa legge sia stata approvata in Arizona, e in altri stati come Louisiana, West Virginia e Tennessee si muovono sempre su un filo sottile per quanto riguarda le restrizioni relative all’aborto.
Da sempre un problema, da sempre tema divisivo, in Italia la legge 194 concede l’interruzione volontaria di gravidanza nei primi 90 giorni di gestazione. Lo concede da 40 anni (legge 194/78). Concede, per legge, non garantisce pienamente. Si perché la realtà è che non è così semplice accedere all’aborto, non in tutta Italia.
Si viene da una parte penalizzate dalle inadeguate strutture, avente personale medico non preparato. Dall’altra, evidente problema del nostro paese, a causa della mole di medici obiettori di coscienza, numero pare in costante aumento secondo i dati aggiornati al 2018 riportati nella Relazione del ministro della Salute sull’attuazione della legge 194/1978 per cui: “la quota di obiezione di coscienza risulta elevata, specialmente tra i ginecologi (69,0% rispetto al 68,4% dell’anno precedente)”. Che però è pure un diritto sancito dalla 194. La stessa legge crea dunque un contrasto piegandosi su se stessa. Le motivazioni che spingono un medico a dichiararsi obiettore sono molteplici, le più note e diffuse sono però quelle legate alla fede religiosa, dove l’aborto è ritenuto una forma di omicidio.
Le associazioni, cattoliche e non, che in Italia portano avanti questa crociata invitando medici e i cittadini in generale a sposare la loro causa sono tante, sempre più nutrite e spesso molto aggressive come dimostrano gli occasionali manifesti anti-aborto, offensivi e lesivi della dignità delle donne. Considerata anche spesso come una scelta fatta alla leggera, e che così non è, i messaggi lanciati risultano violenti e misconoscenti del ruolo della donna che esercita un proprio diritto.
Dunque la legge e anche la figura della donna che compie una scelta, viene calpestata e osteggiata in più modi attraverso quella linea sottile che è la libertà di pensiero e la lesione di diritti garantiti.
Tornando ai numeri degli obiettori in Italia, la situazione pare particolarmente critica in Molise, dove l’ultimo ginecologo non obiettore, Michele Mariano, è stato trattenuto in servizio fino al 31 dicembre, su provvedimento firmato dal direttore generale dell’Azienda sanitaria regionale Molise-Asrem.
Una scelta obbligata per garantire l’applicazione della legge 194 attraverso la sanità pubblica. Un tempo congruo, sembra per trovare altri medici non obiettori da inserire nell’azienda sanitaria regionale. Un problema a cui far fronte che sin dalla sua nascita, 40 anni fa, sembra non avere mai fine.
Alice Cubeddu