Con la consapevolezza che il calcio è un “fatto totale” che si interseca con numerosi ambiti della società, si svolge a Roma, dal 13 al 15 Ottobre, il convegno “Tifosi al centro” promosso da “Supporters in Campo”, network nazionale di tifoserie che rivendicano un ruolo di protagonismo nel calcio odierno. In un momento di totale trasformazione di uno degli sport più diffusi al mondo, il ruolo dei tifosi è sotto una lente di ingrandimento: se da un lato vivono un periodo di repressione istituzionale, dall’altro si rendono protagonisti di una ventata di aria romantica e sincera in un contesto sempre più contaminato.
La differenza sempre più abissale tra il calcio “mainstream” e il calcio popolare è messa in luce da Pippo Russo, docente all’Università di Firenze nonché autore e giornalista.
Se la FIFA diventa un organo sempre più opaco e manageriale, il calcio popolare deve ergersi a baluardo per difendere i valori originali dello sport. Un esempio lampante ne sono i mondiali di calcio che dal 2026 ospiteranno 48 suadre e che rendono impossibile l’organizzazione della competizione da parte di un solo paese ospitante. Ci troviamo così ad assistere ad edizioni di livello continentali (USA, Canada, Messico nel 2026) ma anche intercontinentali (l’appena assegnata edizione 2023 Spagna, Messico, Marocco con le partite inaugurali in Sud America).
All’interno di un calcio in mutamento, di un calcio che si allontana sempre più dai suoi valori iniziali per abbracciare tematiche di business, affari e spettacolo genera un buco all’interno del quale il tifo locale può esercitare una responsabilità di attivismo e protagonismo.
Pierluigi Spagnolo, esperto delle dinamiche ultras e autore dei libri “I ribelli degli stadi” e “Contro il calcio moderno”, pone l’attenzione su come le tifoserie siano state in grado di tornare a riempire gli stadi anche nel periodo post-covid dove sembrava che l’esperimento del campionato a porte chiuse potesse servire anche da prova generale a uno spettacolo sempre più da guardare dal divano.
Il tentativo di modificare e snaturare la realtà dei tifosi è in atto da diverso tempo: partite in orari proibitivi, costi esorbitanti anche per i settori più popolari, il tentativo di selezionare i tifosi all’ingresso è ormai attivato. Se la selezione dei tifosi diventa sempre più selettiva anche tramite una repressione stringente, non si applica la stessa selezione a chi sta rovinando il mondo del calcio con i vergognosi scandali del calcio-scommesse o dei fallimenti di piazze storiche del calcio italiano.
Un tifoso più adatto a uno spettacolo di intrattenimento dove lo stadio diventa un luogo di consumo e la partita uno show di intrattenimento. Un turismo del tifo, insomma, a discapito della militanza delle gradinate.
Le contraddizioni all’interno dei rapporti tra calcio e tifoserie vengono evidenziati anche da Lorenzo Contucci, avvocato specializzato di rapporti tra tifoserie, che se da un lato conferma le politiche repressive delle istituzioni competenti, dall’altra mette in luce come le tifoserie abbiano ancora un ruolo di protagonismo e vengano utilizzate persino dalle istituzioni stesse o dalle PayTv per pubblicizzare gli eventi sportivi anche di maggiore livello.
Le tifoserie devono infatti approfittare di questa loro forza, assumendone consapevolezza e sfruttando anche gli spazi lasciati vuoti dalle istituzioni.
Nel momento in cui i buchi lasciati dalle istituzioni diventano voragini, nel momento in cui le rivendicazioni sociali diventano necessarie, gli ultras possono diventare un veicolo di rivendicazioni sfruttando la loro capacità di organizzarsi, di essere compatti e di saper collaborare.
Giuseppe Ranieri, giornalista e scrittore tra gli altri del libro “Curve Pericolose”, si sofferma su come la forza della tifoserie organizzata permette di avere maggior coesione in una lotta contro l’aumento dei biglietti piuttosto che del caro bollette.
Esperienze simili in contesti mondiali completamente diversi tra di loro. Dalla Turchia al Brasile, dalle primavere arabe alle rivolte negli Stati Uniti: le tifoserie riproducono delle dinamiche di rivendicazioni internazionali e applicabili anche in contesti geografici diversi e ciò è una forza in mano ai gruppi organizzati. Gli ultras hanno saputo cogliere spazi di tensione sociale o di rivendicazione per diventare protagonisti e fautori di rivendicazioni e lotte sociali.
Con uno sguardo al calcio popolare, spesso identificato da un’appartenenza politica, solidale, sociale e internazionalista da parte dei suoi componenti, aggiunge un collante identitario maggiore rispetto alle realtà dei grandi club fornendo addirittura una marcia in più nell’attivismo dei supporters nel calcio contemporaneo.
Gian Marco Duina
14/10/2023