Cos’è l’Earth Overshoot Day?

7 dicembre 1990, 1 novembre 2000, 21 agosto 2010, 13 agosto 2015, 8 agosto 2016, 2 agosto 2017…L’Earth Overshoot Day, o Giorno del  Sovrasfruttamento della Terra, precedentemente conosciuto anche come Giorno del Debito Ecologico, si allontana sempre più dal 31 dicembre. Si tratta di una sorta di “soglia di sostenibilità”, la data in cui la popolazione globale giunge ad esaurire le risorse che il pianeta sarebbe in grado di produrre nell’intero anno solare. Per formularla secondo una metodologia scientifica entrano in dialettica i due concetti di “biocapacità” (biocapacity) e di “impatto ecologico” (ecological footprint). Entrambi sono da considerarsi relativamente al singolo anno solare: il primo indica la quantità di risorse che la Terra produce, il secondo si riferisce invece al consumo delle risorse naturali operato dagli ospiti del globo (porzioni della superficie terrestre utilizzate per coltivare, allevare, ottenere legna e  costruire, oltre a quella necessaria per assorbire le emissioni di CO2).

Chi si occupa del monitoraggio di tali parametri è il Global Footprint Network, think thank statunitense che si occupa di ricerca ed è protagonista di una rete di attori nazionali e internazionali.

Nel 2017, la ricorrenza è appena stata celebrata: il discrimen tra la sostenibilità e l’insostenibilità è stato infatti collocato il 2 agosto, in anticipo di sei giorni rispetto all’anno precedente. Fu a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, secondo le stime del Global Footprint Network, che la popolazione globale iniziò a indebitarsi in tal senso nei confronti della disponibilità di risorse. A partire dal 21 dicembre, considerato Earth Overshoot Day per l’anno 1971, la data designata ha continuato fino ad oggi la sua risalita del calendario gregoriano.

Tuttavia è da notare come i diversi paesi del mondo lascino un’impronta di differente profondità, contribuendo in modo estremamente eterogeneo ai consumi globali se in tutto il mondo si consumasse come in Lussemburgo, l’Earth Overshooting Day sarebbe caduto il 17 febbraio, mentre si osserverebbe una aderenza tra biocapacità e impronta ecologica, con questo anniversario mobile da collocarsi il 31 dicembre, se i consumi dell’Honduras rispecchiassero quelli globali. L’Italia si pone in una dimensione intermedia (19 maggio).

 

Nell’immagine, la composizione dell’impatto ecologico

#movethedate è l’appello della campagna promossa dagli attivisti del Global Footprint Network, che sottolineano la possibilità di un’inversione del trend e propongono alcuni spunti di azione per contribuire a spostare nuovamente la data dell’Overshoot Day il più possibile vicino a San Silvestro e quindi a un punto di equilibrio. L’accento viene posto su alcuni temi di rilievo legati ai maggiori consumi pro-capite e maggiori sprechi: popolazione, urbanizzazione, stili di vita, energia.

Una popolazione globale in esponenziale incremento, quasi raddoppiata dal 1970 e ormai oltre i 7 miliardi, si concentra sempre più  nelle città (attualmente per più della metà, e con la prospettiva di aumentare), dove è ragionevole pensare che la partita della sostenibilità si giocherà nei prossimi decenni. Maggiore sarà smartness urbana, a partire dal tema dei trasporti, maggiori saranno le possibilità di saldare o almeno smussare il debito ecologico con il nostro pianeta. Nell’ambito della produzione e del consumo di energia, di rilievo il leitmotiv dell’abbandono degli idrocarburi in favore delle rinnovabili. L’evoluzione degli stili di vita e delle correlate abitudini alimentari sarà anch’essa fondamentale, a partire dal tipo di alimentazione (la ricerca della maggior efficienza nell’utilizzo dei terreni per la produzione di cibo sarebbe la chiave) fino alla riduzione degli sprechi.

Per rendervi conto della voracità del consumo umano, date un’occhiata a questa pagina del Guardian.

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