In un’affascinante America degli anni ’50, all’interno della cittadina Victory, in mezzo al deserto, Alice e Jack (Florence Pugh e Harry Styles) si godono una vita perfetta, lei come casalinga e lui come dipendente del misterioso ed importante Victory Project. Questa la trama del nuovo film di Olivia Wilde “Don’t you worry darling” che, senza fare troppi spoiler, ci racconta una visione distopica della perfetta vita di coppia. Ci viene presentato fin da subito, tramite il trailer ma anche grazie alle prime disturbanti scene, come un thriller psicologico, capace di catturare la nostra attenzione e portarci nella vita (im)perfetta della protagonista Alice, che scena dopo scena comincia a porsi delle domande sul luogo dove vive col marito. 

Come thriller il film convince poco, la trama si svolge in modo lento e senza particolari colpi di scena, per poi entrare frettolosamente nel dettaglio solo durante l’ultima mezz’ora della pellicola. Una visione frustrante che lascia poco spazio alla piena attenzione dello spettatore. Siamo di fronte ad un insieme di rimandi confusionari a Black Mirror, The Truman Show, Matrix, che se avesse avuto la stessa lunghezza di una puntata di Black Mirror, per l’appunto, forse avrebbe convinto di più, ma in ogni caso non racconta nulla di nuovo, nulla che non sia già stato visto e rivisto. Non convince neppure del tutto la natura femminista della morale, se cosí possiamo chiamarla. Il film è il racconto del controllo ossesivo dell’uomo sulla donna, sulla libertà sessuale e sul piacere femminile, o almeno cosí viene dichiarato dalla regista, ma è un tema che fatica ad affiorare oltre lo schermo e finisce per perdersi tra le diverse scelte stilistiche che sembrano non aver funzionato e non aver convinto del tutto la critica. Anche in questo caso non ci porta nulla di nuovo su cui riflettere. 

Sebbene la fotografia sia raffinata e accompagnata da una composizione curata nei minimi dettagli, non è un film godibile adagiati sulle poltrone di un cinema, rimane una pellicola da guardare con poca attenzione sul divano di casa, magari senza nemmeno finirlo, perchè arrivare oltre la prima metà senza addormentarsi è effetivamente un’impresa ardua. “Don’t you worry darling” è dunque un film femminista uscito male.


Chiara Saibene Falsirollo

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