“…Un’ultima postilla. Non risponderò ad alcuna domanda riguardante immediati futuri sviluppi, dal Quirinale ad altre cose”.
Così Mario Draghi, attuale Presidente del Consiglio dei ministri, si è presentato ai giornalisti nella sua ultima conferenza stampa del 10 gennaio. Più volte l’ex governatore della Banca Centrale Europea ha mostrato imbarazzo nel rispondere a domande riguardanti il suo futuro e quello del Colle, e così lunedì scorso nella sala stampa di Palazzi Chigi ha deciso di mettere le mani avanti, rifiutando dall’inizio ogni spiegazione sull’argomento. Una scelta questa che ha fatto storcere il naso a tanti giornalisti, ma che forse non era poi così assurda, anche nel segno del rispetto del Presidente della Repubblica ancora incaricato.
Ad ogni modo, le elezioni per il nuovo inquilino del Quirinale, fissate per lunedì 24 gennaio, rischiano di diventare un rompicapo politico non privo di difficoltà. E non solo per la ricerca che il parlamento dovrà fare per trovare una personalità adatta a questo ruolo che possa mettere d’accordo tutte le forze politiche, ma anche perché quest’anno l’elezione del futuro capo del Colle andrà a incidere verosimilmente sul destino dell’attuale governo. E questo lo si può capire andando a studiare alcuni dei possibili scenari futuri. Quelli che hanno maggiori possibilità di essere realizzati. Ma anche analizzando la struttura del governo, che rappresenta un esecutivo di ampia maggioranza che trova il suo punto di aggregazione nella figura del premier. È per questo motivo che alla possibile ascesa di Mario Draghi al Quirinale dovrebbe seguire la ricerca di un Presidente del Consiglio che possa essere appoggiato da tutti i partiti che sostengono il governo. Due mesi fa avevano fatto discutere le dichiarazioni dell’attuale Ministro dello Sviluppo economico e numero due della Lega, Giancarlo Giorgetti, che peraltro rappresenta l’uomo all’interno del Consiglio dei ministri più vicino al premier. Giorgetti spiegava che, a suo parere, Draghi potrebbe guidare il convoglio dell’esecutivo anche dal Colle e che questo sarebbe un perfetto caso di semipresidenzialismo de facto.
Un’idea, quella del capo del MISE, che non è piaciuta a molti e che in effetti ha tutta l’aria di essere un’eccessiva forzatura delle regole costituzionali. Eppure, Giancarlo Giorgetti è una di quelle figure, non l’unica a dire il vero, che proprio dai più affezionati all’idea di Draghi Presidente della Repubblica viene indicata come possibile futuro premier. Un personaggio moderato e in confidenza con l’ex governatore della Banca d’Italia. Oltre a Mario Draghi però, ci sono altre figure adatte alla Presidenza della Repubblica, e sarebbe bello che per la prima volta quest’anno venisse eletta una donna. Personalità femminili adatte a questo ruolo sono molte, e con storie diverse fra loro. Da Liliana Segre ( che in realtà si è già detta non disponibile), a Paola Severino, fino all’ attuale Ministra della Giustizia Marta Cartabia. Ci sono infine altre candidature al Quirinale, come quella di Silvio Berlusconi, presentato come possibile futuro capo dello stato da un centro destra apparentemente unito su questa scelta.
Seguendo però la massima di Romano Prodi, secondo la quale “viene eletto Presidente della Repubblica non chi ha più voti ma chi ha meno veti”, l’eccessiva “divisività” del personaggio rende difficile la sua elezione. Come si può capire, diventa complicato ipotizzare il nome del successore di Sergio Mattarella.
Ciò che è certo, è che arriveranno mesi cruciali per il paese, dove un nuovo capo dello stato e forse un nuovo governo si troveranno a gestire un’ Italia colpita da ormai due anni da una profonda crisi epocale.
Non ci resta che sperare che questi imminenti cambiamenti possano rappresentare, per questa nazione, un incentivo in più per rialzarsi e ricominciare a correre.
Francesco Martano
16 Gennaio 2022