Emanuele Barbati

Questa settimana, una piacevole chiacchierata (digitale) con Emanuele Barbati, cantautore tarantino, laureato in musicologia col massimo dei voti e menzione all’università del salento. Esordio discografico nel 2013 seguito d concerti importanti, canzoni dal ritmo pop e orecchiabile, di cui l’ultima “Loto” rilasciata durante il lockdown, una collaborazione con i Boomdabash e l’apertura dei concerti di Levante, Max Gazzè, Clementino, Subsonica.

Abbiamo parlato del mondo discografico post covid, ripartenza, impegno umanitario e di molto altro.

Ciao Emanuele, sono molto contenta di ritrovarti. Come stai? Come hai passato quest’anno strano? 

Ciao, è un piacere anche per me ritrovarti, soprattutto in questo periodo in cui ci siamo stranamente abituati alle assenze. Come tanti, credo, ho avuto fasi alterne in questo anno terribile. I primi mesi di lockdown ho quasi “amato” la solitudine e avere a che fare fisicamente quasi solo col cane, negli ultimi mesi invece ho sentito molto la pesantezza di non poter vedere o abbracciare le persone che amo, ma anche il fatto di non poterne conoscere di nuove. Insomma credo che anche psicologicamente non sarà facile uscire da questa crisi.


Hai rilasciato anche un singolo durante l’ultimo anno: “Loto”. Vuoi raccontarci com’è nata questa canzone? Inoltre mi chiedevo come fosse lanciare un singolo in un contesto così diverso dal solito, senza concerti di promozione e interviste di persona.

Proprio come in questi giorni un anno fa con la mia etichetta discografica avevamo deciso di far uscire il nuovo disco a maggio 2020, 10 giorni dopo abbiamo capito che avremmo dovuto rimandare, ma di certo nessuno si aspettava di non poter sapere quando e come sarebbe ripartita la musica. Nei primi mesi tutti i musicisti hanno bloccato le uscite cercando di capire cosa sarebbe successo, ad un certo punto abbiamo capito che le scelte erano due: o bloccarsi completamente o far uscire qualcosa senza aspettarsi nulla, ho scelto quindi di far uscire loto che stranamente ha acquistato valore nel suo significato più profondo. Avevo scritto loto 5-6 mesi prima con l’intento di raccontare la fine degli strascichi di una storia d’amore finita, quando c’è l’accettazione che ritrovarsi diversi non è una colpa e che come il fiore di loto che per nascere ha bisogno di affondare le radici nel fango, chiunque può rinascere puro dopo un momento difficile. 


L’ultimo Concerto?, Scena Unita e altre iniziative sono nate per dare supporto al settore della musica, uno dei più danneggiati. Come si può fare per ripartire? Cosa va cambiato per aiutare davvero gli artisti?

Questa è una domanda difficilissima perché la musica italiana era malata già prima della pandemia. Ed è difficile capire realmente come stesse e come sta, basta pensare che ci sono artisti con numeri da capogiro su spotify che non hanno mai fatto un concerto, gente che non ha numeri streaming ma che riempiva i locali dove si faceva live, è un settore frastagliato quindi non si capisce chi ha trovato giovamento nella pandemia e chi no! Di sicuro i lavoratori dello spettacolo sono i più colpiti e vanno aiutati con gli incentivi. La ripartenza sarà difficilissima perché conterà moltissimo come ci si presenterà ai nastri di partenza, si partirà sulla stessa linea ma chi avrà budget, management e discografica più grossa avrà molta più facilità nella ripartenza, sarà difficile, come sempre, per tutti gli altri.


E da artista, come hai vissuto questo periodo e cosa di positivo ci hai trovato?

 Ho letto molto durante questi mesi ma stranamente ho scritto molto poco, credo che anche l’urgenza di dover raccontare storie non possa prescindere dall’averne qualcuno a cui poterle realmente raccontare. Ho anche usato poco i social, tranne per la promozione ovviamente. Di positivo ho certamente trovato il fatto che togliersi di dosso i fronzoli della modernità è spesso un bene, di negativo ho trovato che c’è tristezza ed insoddisfazione in moltissima gente, si seguono modelli e modi di vivere che ti vestono di finta felicità, appena crolla tutto ti ritrovi senza nulla a far i conti con te stesso e con quello che hai scelto di essere e di vivere, sulla strada per la serenità fermarsi troppo spesso a fare sosta al centro commerciale è una pessima idea.

Progetti per il futuro?

Siamo in fermento per l’uscita del nuovo singolo e del disco, abbiamo rimandato di un anno, non si può più aspettare.

Ultimissima domanda: da sempre sei molto attivo con l’impegno umanitario. Ci vuoi raccontare se stai lavorando a qualche progetto? 

Io sono fortemente convinto che un artista non possa non spendersi per i diritti umani ed ambientali, non c’entra che genere fai, anche se canti canzoni d’amore puoi veicolare messaggi che vadano oltre, se hai accesso ad un microfono e ad una platea allora devi essere la voce di chi non ha voce. Con il disco in uscita sosterremo un progetto del wwf italia che mi sta particolarmente a cuore e una delle canzoni del disco sosterrà i programmi anti violenza sulle donne ed un progetto di scolarizzazione femminile in sud sudan gestito da Amref. 

Grazie ad Emanuele Barbati per l’intervista.

Stefania Barbato

Print Friendly, PDF & Email