Crimine organizzato transnazionale 

La schiavitù del secolo XXI è un fenomeno globale e diffuso, che si avvale di armi forti come la violenza, le minacce e i raggiri al fine di generare una nuova (debole) classe sociale che rappresenti una forza lavoro non protetta e pertanto spesso soggetta a sfruttamento e soprusi. Secondo dati raccolti da UNODC (United Nation Office for Drugs and Crime), sono almeno 152 i paesi di provenienza e 124 quelli di destinazione coinvolti nel fenomeno della tratta di persone. Ad oggi,  oltre 510 flussi di illegale commercio umano attraversano il mondo, ed  è estremamente difficile individuare un paese che con certezza sia immune a tale fenomeno criminale. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) stima che attualmente le vittime della tratta umana siano 35 milioni, con una stima del profitto totale illecito prodotto nell’anno 2005 di circa 32 miliardi di dollari. I dati sono comunque approssimativi. Il Protocollo integrante la Convenzione contro il Crimine Organizzato Transnazionale è abbastanza esteso e comprende diverse forme di sfruttamento come il lavoro forzato (40%) e lo sfruttamento sessuale (53%). Le principali vittime di questo fenomeno sono bambini e donne. Secondo dati recentemente raccolti dall’UNODC circa il numero delle vittime nel mondo, due terzi delle vittime erano donne, con una percentuale del 79% soggette a sfruttamento sessuale.

Le definizione di questo reato è mutevole, così come le capacità di rilevare le vittime. Ci sono molti fattori che possono rendere un paese vulnerabile al traffico di persone, il più noto fra tutti è la povertà. Ma, in realtà, ci sono molti paesi poveri in cui i numeri delle vittime della povertà non sembrano essere poi così elevati. Pertanto, la povertà in sé non può essere la sola spiegazione di tale fenomeno.

La situazione non è meno drammatica in America Latina dove, come nel resto del mondo del resto, le vittime sono principalmente bambini, adolescenti e donne. Secondo l’Indice Globale di Schiavitu’ (Índice Global de Esclavitud), il Perù è il quarto paese dell’ America Latina con più casi di tratta dopo il Guatemala, Repubblica Dominicana e Haiti. Il Nicaragua è uno dei maggiori “fornitori” di minorenni. Mentre Honduras, Guatemala e Messico rappresentano i punti di incontro delle vittime che in seguito vengono mandate principalmente negli Stati Uniti e nel Canada. Le vittime di tratta in Perù sono approssimativamente 66 mila, di cui il 60% sono minorenni e il 90% donne.

Un recente reportage di PROMSEX Perù riguardante la situazione attuale di migliaia di bambini e adolescenti vittime dello sfruttamento sessuale ha fortemente scosso il paese, portando alla luce una delle questioni più contrastanti all’interno di un paese in via di sviluppo. Il reportage è stato girato a “La Pampa” in Madre de Dios, dipartimento peruviano dell’Amazzonia. Migliaia di bambine e adolescenti sono state reclutate forzatamente per essere sfruttate sessualmente nei “bares” di La Pampa. Luogo questo in cui l’attività mineraria informale è piuttosto prolifera, pertanto è facilmente deducibile che i principali clienti di questo commercio umano siano i minatori locali. Le vittime sono spesso reclutate tramite raggiri. I trafficanti hanno bisogno di guadagnare la fiducia delle potenziali vittime, pertanto il reclutamento è spesso effettuato da cittadini appartenenti allo Stato di origine delle vittime. L’utilizzo delle donne per reclutare altre donne è stato documentato da studi specializzati in materia. Tradizionalmente le donne rispetto agli uomini si prestano meno ad essere i materiali esecutori di azioni criminali, nel traffico umano invece la fanno quasi da protagoniste. Se le ragazze provassero a rifuggire o ribellarsi ad una simile organizzazione criminale verrebbero picchiate, punite disumanamente o addirittura mutilate. Jerónimo Centurión, giornalista peruviano, ha intervistato un medico della zona, testimone di questa drammatica realtà, il quale ha dichiarato di aver visto “il corpo di una donna senza testa in La Pampa”. Il dramma però colpisce anche altre zone del Perù come La Rinconada, un insediamento minerario nel dipartimento di Puno. La Polizia peruviana stima che nella Rinconada esistano più di 4.500 donne vittime del traffico sessuale, e inoltre secondo esperti del crimine organizzato, i trafficanti operano in “alleanza”le miniere irregolari. “Ci trattenevano i documenti e non ci davano soldi affinché non scappassimo. C’erano molte boliviane e peruviane, anche colombiane. A volte ci incontravamo per strada. Vivevamo sotto minaccia”, racconta ad un giornale latinoamericano una delle poche vittime che è riuscita a fuggire da quell’ inferno chiamato La Rinconada.

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Molti paesi solo recentemente hanno approvato (alcuni devono ancora farlo) la legislazione che fa del traffico umano un crimine. Il Codice penale peruviano prevede fino a 20 anni di prigione per il delitto di tratta di persone, ma l’unica legge che sembra valere in zone come Madre de Dios e La Rinconada è quella dell’oro. Tramite l’intermediazione delle miniere irregolari infatti, innumerevoli bambine vengono sfruttate fino alla morte, grazie anche alla complicità di uno Stato assente e ai mezzi di comunicazione che, con il loro silenzio, occultano questa devastante verità.

Veronica Silva Alvarado

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