Ho letto di lei, come tutti, e sono rimasta incantata dal suo sguardo testardo e pulito. Alla vigilia del più grande sciopero ambientalista di cui io abbia memoria, certamente il più importante indetto da una sedicenne, con avida curiosità leggo articoli che possano spiegarmi, in questi tempi cupi nei quali sembra che non ci sia un domani, la realizzazione di un miracolo corale da parte di chi, per necessità anagrafica ed ideali, in quel domani crede.

Scopro così che Greta, la tenace studentessa svedese che da mesi, ogni venerdì, sciopera da scuola e protesta davanti al Parlamento reggendo un eloquente cartello “sciopero scolastico per il clima” per chiedere alle istituzioni del suo Paese un’attenzione incisiva sul tema dell’inquinamento, ha un segreto.

Questa giovane leader, nominata la donna più importante e influente del 2019, che si batte con rigore e lucidità trascinanti contro le politiche scellerate dei nostri governi fautori di disastri ambientali o quantomeno indifferenti al loro compiersi, in una recente conferenza, fiera della sua risolutezza, la giustificava come conseguenza della sindrome di Asperger della quale sarebbe affetta.

Semplicemente, sostiene, la sua condizione non le permette di cogliere le sfumature.

Per lei le cose sono o bianche o nere. O giuste o sbagliate. Nessuna incertezza, nessun tentennamento, nessuna zona grigia.

Un attento giornalista fa notare in un commento pubblicato su Agi qualche giorno fa che, forse, tanta nitida caparbietà non è il frutto prezioso di una forma di autismo ma piuttosto una conseguenza naturale della giovane età di questa straordinaria adolescente.

Ed è forse questo che la rende irresistibile: la nostalgia per quella purezza di pensiero, che non è affatto ingenuità, ma capacità, non ancora corrotta, di distinguere il bene dal male, di sapere riconoscere un’ingiustizia e trovare la determinazione per combatterla senza farsi frenare da timori e compromessi. Greta e le decine di migliaia di giovani che hanno protestato venerdi nelle piazze di mezzo mondo, ci ricordano non solo che il 2018 è stato il quarto anno più caldo mai registrato a conferma del fatto che la Terra si sta inquietantemente scaldando e che la siccità diventerà a breve un problema insostenibile per una persona su due del pianeta, ma ci rammentano anche chi siamo stati e chi dovremmo essere. Greta ci fa tornare la voglia di guardare il mondo e noi stessi con le sue lenti “senza sfumature” e di riscoprire la lucida caparbietà dei nostri tempi migliori, quelli in cui non si facevano sconti alla nostra nostra coscienza e non si accettavano soluzioni di comodo, non ci si faceva confondere dai disfattismi e dalla pigrizia. Greta col suo parlare schietto e il suo sguardo accigliato smaschera l’ipocrita follia nella quale siamo precipitati: “con tutti voi che parlate del cambiamento climatico come di una minaccia esistenziale e malgrado ciò andate avanti come se niente fosse. Non riesco a capacitarmene.”

Ecco Greta ci restituisce non solo l’orgogliosa forza di essere minoranza ma anche l’attitudine a “non capacitarci” delle palesi abnormità con le quali ci sembra di essere costretti a convivere siano esse il razzismo, i fanatismi, le mafie, le dittature, la chiusura dei porti o. per l’appunto, la devastazione ambientale.

E ci toglie l’alibi del “intanto io non posso fare nulla”.

Se una studentessa sedicenne e determinata in una manciata di mesi è riuscita a mettere insieme le buone energie che da anni si preoccupano di clima, ambiente e inquinamento , vuol dire che tutti possono essere artefici e complici di questo cambiamento e nessuno può più sottrarsi a questa responsabilità con una semplice alzata di spalle.

A Genova, dove centinaia di studenti si sono riuniti e hanno marciato colorati e pacifici, conosciamo dolorosamente bene i danni che pioggia, vento, incendi, frane, imperizia e avidità possono creare. Greta semplicemente sa da che parte stare e lo ha ricordato anche a noi.

Alessandra Ballerini

p.s.: grazie per le tue vignette @Mauro Biani 💛

(pubblicato in versione ridotta su la Repubblica di Genova del 17.3.2019)

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