I sindaci si riprendono la rappresentanza della comunità e del territorio.
Fenomeno non nuovo, ma il cui rinnovo conferma l’esistenza di anticorpi civili e democratici che entrano in azione quando sembra prevalere l’azione odiosa di chi specula sulla paura e i danni di alcuni apprendisti stregoni molto sprovveduti e inetti, strano coacervo diventato maggioranza.
La questione posta per primo da Leoluca Orlando, Sindaco di Palermo incide su diversi aspetti della fase politica attuale.
Il primo inevitabilmente è quello della scadenza elettorale europea di maggio, come evidenziato dalla scesa in campo immediata di Luigi de Magistris sindaco di Napoli, al momento una delle poche chances di una sinistra dispersa, subito seguito a ruota da diversi sindaci del Pd, svegliatisi finalmente da un drammatico vuoto congressuale interno.
Ma questa è “solo” estetica mass-mediatica.
Un altro aspetto è più profondo, è la legalità dello scontro. Il ricorso alla Corte costituzionale che prefigura l’azione dei sindaci e delle amministrazioni apre una sfida reale di diritto tutta istituzionale. I sindaci e i comuni diventano popolo.
È questo, infine, il vero discorso nuovo.
Una “maggioranza” innaturale e scandalosa, chiamata “populista”, viene contestata dalla base istituzionale più direttamente (e legittimamente) eletta dai cittadini: in definitiva dal popolo sovrano. E con rinnovato gradimento e consenso.
E mentre gli ex antipolitici hanno il loro bel da fare con promesse irrealizzabili, soluzioni contraddittorie e infami tasse sul volontariato, i sindaci (tutti, anche quelli di rito giallo verde) si ritrovano a rappresentare la comunità nell’esercizio dell’amministrazione del territorio, quello vero, non le chiacchiere sui social, fatto di uomini, donne, bambini…la gente, con i problemi di tutti i giorni.
Michele Papagna
direttore Consumietici.it