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Terrapiattisti, No vax, No Mask. L’evoluzione della specie, e della disinformazione, del XXI secolo. La regressione della scienza e dell’appartenenza sociale. Un folto gruppo di negazionisti e complottisti di ogni stampo che scende in piazza per rivendicare il proprio diritto di non far parte di una società collaborativa che dovrebbe invece guardarsi le spalle. Parlano di lesa libertà.

È opportuno dire quanto le teorie dei negazionisti risultino discutibili, pur tuttavia trovando un appoggio non indifferente in tutto il mondo. Non solo nelle piazze cittadine, popolano il web, dai social ai forum, attirando naturalmente l’attenzione dei programmi televisivi che si interrogano pur senza trovare risposte valide ad un quesito che suscita solo incredulità.

Non si parla più dell’esistenza dell’Area 51 o della registrazione in studio spacciata per lo sbarco sulla luna. Si vanno a toccare tematiche sociali delicate, come la sanità, la medicina che avanza per migliorare la qualità della vita della società.

Sul podio dei complottisti abbiamo dunque i No Vax e i No Mask. Il tratto comune è nel rifiuto dell’obbligo: nel primo caso contro l’obbligo vaccinale, ripristinato nel 2017 (Decreto Legge 73/2017), nel secondo caso contro l’obbligo di utilizzare le mascherine come misura minima per prevenire il contagio da Covid-19 in pieno stato di emergenza.

Al grido di dittatura sanitaria ci si allontana dalle basi scientifiche a sostegno di tesi complottistiche prive di qualsiasi fondamento che sul web riescono a circolare liberamente ammaliando soprattutto le generazioni più “vecchie”, anche sul lato digitale. Portatori di inspiegabili verità nascoste, dal vaccino causa d’autismo, alla mascherina che limiterebbe l’ossigeno, al 5G che vorrebbe controllare il mondo, come il covid: inventato ai soli fini politici per poter controllare la popolazione, privandola di libertà e autonomia, si configurano come unici mandanti di una verità nota soltanto a loro.

C’è un egoismo di fondo e una sicurezza tale nelle strampalate teorie che vengono portate avanti che risulta difficile avviare una comunicazione razionale con i gruppi negazionisti, a cui non mancano “testimonianze” online a supporto delle loro verità, intrecci opinabili su una moltitudine indistinta di eventi che riescono a legarsi tra loro con prepotenza. Ma accade soprattutto per una plateale disinformazione e il rifiuto a informarsi e diviene tutto più preoccupante nel momento in cui figure pubbliche si fanno sostenitori di queste teorie per portare avanti un discorso sulla libertà.

Tutto ciò accade a Roma, Berlino, Londra e molte altre città del mondo mentre i contagi da Covid-19 riprendono a salire e si parla di secondo lockdown, misure di contenimento non risolutive ma necessarie per rallentare una corsa a cui si fatica a tener testa.

Una spiegazione a questo comportamento viene data da un articolo dell’ISI-Internation Statistical Institute, dove ci si interroga se attraverso le evidenze scientifiche si possa vincere la battaglia contro questo tipo di disinformazione: “La breve memoria degli esseri umani, come individui collettivi, porta a dimenticare cosa ha causato la situazione attuale. Una più forte educazione ai principi base della scienza sembra essere l’unico modo per rimuovere questo bias cognitivo”.

Alice Cubeddu

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