Donne non si nasce, si diventa; con le difficoltà che questo comporta per affermarsi ed essere riconosciute nonostante le differenze di genere. Ma la diversità, come spesso accade, aggiunge valore. 

Il 5 ottobre è stata inaugurata la rassegna fotografica dedicata all’altro sguardo, quello firmato al femminile. “L’altro sguardo. Fotografie italiane 1965-2015” (5 ottobre 2016 – 8 gennaio 2017)  è il titolo della mostra con cui La Triennale di Milano racconta una storia iconografica attraverso gli occhi delle donne. 60 fotografe italiane e più di 150 immagini per ripercorrere gli anni del cambiamento sociale da ieri a oggi. 

Questo è quel che si avverte al primo respiro, qualcosa è cambiato. Le immagini sono il sostegno della memoria, in questa occasione il significato del cambiamento è duplice. La nascita del mezzo fotografico risale alla fine del XIX secolo ma per lungo tempo ha visto il predominio del genere maschile. Negli ultimi cinquant’anni il genere femminile ha cominciato ad essere riconosciuto nella professione fotografica. Oggi le fotografe italiane vengono omaggiate con una mostra a loro interamente dedicata grazie al prezioso lavoro di Donata Pizzi. Fotografa professionista ma anche teorica dell’immagine, ha sperimentato in prima persona la discriminazione in una società italiana lenta nell’affrontare le problematiche di genere.

La mostra raccoglie fotografie, libri fotografici e installazioni video. Il percorso è pensato per accompagnare il fruitore attraverso la memoria storica collettiva, senza tralasciare quella privata e il legame che esiste tra le due.

Dagli anni sessanta, momento di cambiamento sociale, a oggi, passando dal pubblico al privato in un gioco di sguardi che dona armonia alla successione delle immagini. 

Le quattro sezioni in cui è suddivisa l’esposizione mostrano un punto di vista, delicato, attento ai dettagli, intimo, guidato da una sensibilità che caratterizza il genere femminile. Il corpo, le trasformazioni fisiche e metafisiche, la vita quotidiana delle persone e il contesto circostante. Lisetta Carmi, Carla Cerati e Letizia Battaglia sono solo alcuni dei nomi che troviamo nero su bianco nello spazio dedicato al movimento femminista, al reportage e alla denuncia sociale.

L’uso militante del mezzo fotografico restituisce una realtà poetica anche quando brutta, lo sguardo sessuato esplora le differenze di genere e decostruisce stereotipi.

Con la fine del novecento, la fotografia torna confrontarsi con se stessa esplorando il corpo e il nesso di questo con l’identità. Il contenuto delle immagini in questa seconda parte, prevale sulla forma e sulla costruzione esteticamente bella. Il senso dell’icona è dato dal suo significato. Da qui il passo è breve e deciso. La sezione Vedere Oltre propone una riflessione sul mezzo e la sua natura tra arte visiva e documentario, un dibattito che per lungo tempo ha impegnato i salotti culturali. Il viaggio nel tempo si conclude con le autrici più recenti come Rä di Martino, Beatrice Pediconi, Anna di Prospero e molte altre.

“La fotografia è un testamento che non puoi smentire, anche se l’occhio del fotografo può fare delle scelte”. Parole sagge quelle di Carla Cerati in una video intervista del 2011 per il ciclo “I fotografi si raccontano” e proiettata alla Fondazione Forma Meravigli lo scorso 29 settembre.

Un altro modo di vedere ma non solo, cambiano i criteri di ogni scelta dietro alla macchina fotografica. La mostra offre al pubblico un altro sguardo che parla con voce consapevole e una tonalità che caratterizza l’universo femminile.

Giulia Menegardo 

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