Il 21 dicembre è una data molto speciale per il mondo andino del “abya yala“. Si festeggia il solstizio d’estate, che per noi dell’emisfero nord sarebbe solstizio d’inverno. Come ben sappiamo quasi tutte le culture ancestrali hanno una visione di armonizzazione. I popoli andini vivono cercando di mantenere salda la loro cultura così da riuscire a trasmettere alle future generazione il rispetto per la natura e dei suoi cicli, fatti di solstizi ed equinozi.
Questa celebrazione è esplicitamente è dedicata alla continuità della vita, dove attraverso la danza e la musica si ringrazia per tutte le manifestazioni della vita e soprattutto, si volge un particolare ringraziamento al tayta inti per tutta l’energia donata e la terra, che ci ospita.
Attraverso il “pago alla terra“, che vediamo nella foto, siamo invitati a non dimenticare di vivere l’ayni, per cui ognuno di noi può portare un frutto, un dolce o quello che pensiamo possa piacere alla terra come offerta. Un rito che ci insegna l’ayni che fa parte del sumaq kausay, ovvero il buon vivere, è di non prendere più di quello che si può smaltire così da non rompere l’equilibrio con il tutto, e ricordarci invece di vivere in armonia con tutte le manifestazioni di vita.
Questa è una visione opposta a quella di un mondo in cui si monetizza e si sfrutta la terra e la natura. Prendo una frase di Michel Foucault in cui ci invita a “immaginare e costruire ciò che potremmo diventare”. Ma se invece di immaginare guardassimo di più ciò che ci circonda e vedessimo anche queste diverse realtà che molto spesso sono ignorate e banalizzate, e sono spesso quasi nascoste e taciute solo perché non rientrano, o forse risultano scomode, per il pensiero di progresso e sviluppo che abbiamo creato?
Ho potuto constatare come nel mondo accademico si cerchi disperatamente di trarre una soluzione alla grande crisi che stiamo affrontando come umanità. Tuttavia potremmo percorrere un’altra strada e trovare alternative valide se prendessimo in considerazione questi paradigmi alternativi e imparassimo a conoscerli per uscire dallo scetticismo e per poter insieme lavorare per una epistemologia dell’armonizzazione.
La cerimonia del Qhapaq raymi è una tradizione spirituale millenaria parte della cosmovisione dei popoli originari, che continuano a esistere grazie al tramandamento orale nelle nostre comunità che ne hanno permesso la continuità e la sua capacità di ri-crearsi nel tempo. Il 21 di dicembre si festeggia il solstizio del sole: nella nostra cosmovisione andina anche il 25 dicembre è una data molto importante giacché si ha la nascita del nuovo sole e per questa comunanza il cristianesimo è stato ben accettato e viene celebrato con molto amore.
Veronica Silva