Da qualche settimana, sembra che nella città il problema principale degli abitanti sia la costruzione dello Stadio della Roma

 

Da qualche settimana, sembra che nella città il problema principale degli abitanti sia la costruzione dello Stadio della Roma.

Infatti nei bar, dai parrucchieri, nei banchi dei pesciaroli, dei fruttaroli e finanche nelle piccole botteghe degli empori dei commercianti del Bangladesh, è tutto un dibattito sull’opportunità o meno della costruzione dello Stadio. In realtà, pare che ai romani non è che gliene freghi molto. Hanno ancora fresco il ricordo di quanto successo con i mondiali di nuoto del 2009. E poi sono impegnati a risolvere ben altri problemi.  Su una cosa però i romani sono certi: l’ISIS non attaccherà mai Roma perché:  i mezzi dei terroristi islamici non riuscirebbero a superare l’ingorgo perenne del Grande Raccordo Anulare; cadrebbero nelle grandi buche stradali sulla Prenestina, alcune delle quali hanno avuto il vincolo della sovrintendenza; rimarrebbero imbottigliati fra le macchine parcheggiate in seconda o in terza fila; saliti sull’autobus verrebbero borseggiati dai lesti ladri e si troverebbero oltre che senza cintura esplosiva, anche senza portafoglio; alla fine, sfiniti, si ridurrebbero a guardare in TV Orietta Berti, e sicuri della fine imminente dell’occidente per afasia cerebrale, tornerebbero sereni nelle proprie abitazioni, rendendosi conto della propria inutilità.

Ma cerchiamo di fare un po’ di ordine nella questione, che è appassionante come un film dei Fratelli Vanzina.

Roma ha già due stadi, il Flaminio e l’Olimpico, per quale motivo costruirne un altro? La risposta generalmente è: perché è giusto che la Roma abbia un proprio stadio. Una risposta piena di contenuti. L’Olimpico è riconosciuto a livello internazionale come stadio di categoria 4, che è il massimo livello riconosciuto dall’UEFA ed ha una capienza di 73.261 posti. Lo stadio è di proprietà del CONI che lo affitta alle due squadre della città: la Roma e la Lazio. Anche il futuro stadio non sarebbe di proprietà della Roma, ma dei costruttori Parnaso, che lo affitterebbero alla Roma. Quindi cosa cambierebbe? Va invece riconosciuto il grave problema dei parcheggi largamente insufficienti, che però potrebbe essere risolto costruendo dei parcheggi sotterranei e implementando i trasporti pubblici e le piste ciclabili. Non si capisce infatti perché allo Stadio ci si debba andare in macchina.

Ma parliamo velocemente anche del Flaminio, stadio più piccolo ma dal grande valore storico. Fu inaugurato il 19 marzo 1959, e costruito in meno di due anni sulla struttura del preesistente Stadio Nazionale, demolito nel 1957. Il Bando venne vinto dallo Studio Nervi,  del famoso architetto Pier Luigi Nervi e all’epoca poteva contenere circa 40.000 spettatori. Inoltre sotto le tribune era presente una piscina.

Attualmente potrebbe accogliere circa 30.000 persone. Lo stadio Flaminio è un bene di interesse artistico e storico sotto tutela a partire dal 2008. Attualmente la struttura è in disuso a causa di contrasti con gli eredi della famiglia Nervi, che detengono la proprietà intellettuale e diritti morali sull’opera, che si sono opposti ai vari progetti di ristrutturazione presentati nel tempo, uno dei quali elaborato dall’architetto Renzo Piano.

Ma veniamo al progettato futuro stadio.

La zona dove dovrebbe sorgere la struttura è considerata una R4. Che cosa è una R4? (definizione presa dal sito del Comune di Roma:

(una zona R4 è una …) ”…zona a rischio idraulico molto elevato: per il quale sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale, la distruzione di attività socio-economiche” (per la sua gestione è necessario realizzare opere di difesa).” In parole povere, rischia di allagarsi ogni volta che piove.

Quindi, prima di accettare qualsiasi costruzione all’interno di tale zona, sarebbero necessarie delle opere per la messa in sicurezza del territorio. I costi di queste prime essenziali opere, sono stimati in circa 16 milioni di euri, ai quali ne andrebbero aggiunti circa altri 9 per l’installazione delle idrovore.

Ma come è noto, la Legge 217 del 2013 prevede che i costi per la costruzione dei nuovi stadi sia a carico dei proponenti. Ma la Legge recita anche: “(…) Lo studio di fattibilità non può prevedere altri tipi di intervento, salvo quelli strettamente funzionali alla fruibilità dell’impianto e al raggiungimento del complessivo equilibrio economico-finanziario dell’iniziativa e concorrenti alla valorizzazione del territorio in termini sociali, occupazionali ed economici e comunque con esclusione della realizzazione di nuovi complessi di edilizia residenziale.”

Sarebbe interessante capire come mai il Consiglio Comunale abbia approvato uno studio di fattibilità in aperto contrasto con quanto previsto dalla legge, dove venivano chiesti un milione di metri cubi di spazi commerciali e tre grattacieli.

La delibera 132 del 2014, approvata dal Consiglio Comunale faceva notare una discrepanza fra i fondi messi a disposizione per i lavori e la somma realmente messa a disposizione per i lavori. La delibera consiliare del 2014 precisava: “il promotore (…) risulta non in grado di sostenere le opere di urbanizzazione funzionali” per cui esiste “un complessivo disequilibrio economico finanziario derivante da circa 220 milioni di euro” fra i costi complessivi delle urbanizzazioni (270 milioni) e il contributo finanziario massimo di Pallotta “pari a 50 milioni di euro”.

Il sito di Tor di Valle, scelto perché di proprietà dei Parnasi, è di difficile raggiungibilità e per renderlo raggiungibile sarebbe necessario prolungare la linea B della Metropolitana, per un costo stimato di circa 68 milioni; deve prevedere un collegamento pedonale con un costo stimato di circa 12 milioni; rende necessario l’adeguamento della via del Mare – via Ostiense (una delle strade con il più alto tasso di incidenti mortali) per un costo stimato di circa 66 milioni; infine rende necessario anche un raccordo autostradale collegato alla Roma-Fiumicino (costo stimato di circa 100 milioni).

Insomma, si intende costruire uno stadio in una zona ad alto rischio idraulico, senza sovrastrutture e senza soldi per costruirle. E quale potrebbe essere la fine di tutta questa storia? Inizieranno i lavori, poi i soldi finiranno, e i costruttori a chi si rivolgeranno? Naturalmente all’Ente Pubblico. Che magari ci metterà i soldi ma non manterrà la proprietà.

La Roma, che tra l’altro non sarà proprietaria dello Stadio, minaccia cause miliardarie, ma bisognerebbe vedere se, viste le premesse, potrà mai vincere una causa contro il Comune.

 

foto di copertina: CalcioeFinanza.it; foto nell’interno articolo (dall’alto): Legambiente boccia progetto stadio tor valle ecomostro (Lumsanews); Stadium of Rome by Meis Architects-10 (Aasarchitecture.com); Ippodromo Tor di Valle (RomaToday)

 

Francesco Castracane

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