Il sole sorge dalle curve che la catena montuosa alle falde del monte Atlas disegna intorno al villaggio di Asselda. In questo periodo sarebbe dovuta esserci la neve, ma le temperature sono molto alte e di innevato non si vede nemmeno il picco più alto. Una fortuna, visto che l’intera popolazione di Asselda, così come di moltissime altri villaggi nella zona dell’epicentro del terremoto che ha colpito il Marocco nel mese di settembre, è ancora costretta a vivere in tende di fortuna, spesso a pochi metri dalle macerie che una volta rappresentavano l’uscio della propria casa.
Al sorgere del sole, allo stadio di Asselda il primo gruppo di ragazzini sta correndo ordinato intorno al campo, da lì a poche ore sarebbe iniziata la prima edizione del torneo “Un goal per la speranza”.


Lo chiamo “Stadio”: è il campo da calcio più bello dell’intera provincia di Asni, una cinquantina di km a sud di Marrakesh, anche se l’appellativo può sembrare eccessivo, lo spettacolo è mozzafiato. Incastonato tra le montagne, una spianata artificiale con polvere rossa che si solleva ad ogni rimbalzo del pallone, è un vero gioiello intorno al quale le rocce mostrano le crepe della scossa che ha stravolto l’intera regione di Marrakesh.

Domenica 14 gennaio si è disputato il primo torneo “Un goal per la speranza”, organizzato dalla squadra di calcio italiana St Ambroeus FC in collaborazione con la realtà calcistica locale “Generation Asselda”. Se l’obiettivo era utilizzare il calcio come strumento di trasmissione di speranza, aggregazione, e felicità, nonché come strumento per costruire modelli di superamento del trauma per la popolazione più giovane, il goal è stato segnato alla grande.
Oltre 100 bambini sono infatti scesi in campo per il torneo, che ha coinvolto tutta la comunità locale ospitando anche una squadra da un altro villaggio. Durante l’intera giornata, la polvere del campo è stata sollevata da numerosissimi calci, tiri, passaggi e goal che hanno portato sorrisi ed entusiasmo in un villaggio dove il tempo sembra essersi fermato alla fatidica notte dell’8 settembre 2023.

Il calcio si riscopre come strumento di solidarietà tra due realtà apparentemente lontanissime. La St Ambroeus FC è una squadra di calcio milanese che dell’inclusione ha fatto la propria missione principale. Sul campo di calcio meneghino ha dimostrato come un pallone riesca ad essere un linguaggio universale d’espressione superando ogni forma di barriera culturale e non. Diventata un punto di riferimento soprattutto per le comunità migranti del capoluogo lombardo, sin da settembre si è attivata tramite i propri giocatori di origine marocchina per stabilire un ponte con il territorio maggiormente colpito, e utilizzare la propria tattica più vincente: il gioco del calcio come strumento di trasmissione di speranza e valori.

Al termine del torneo, i bambini di Asselda ritornano nelle proprie case, o meglio, nelle proprie tende, dove spesso vivono interi nuclei familiari estremamente numerosi. Sui volti sorrisi rilassati, facce sporche di polvere e capelli misti di sudore e terra. La squadra vincitrice porta a casa una coppa che vale più di quanto pesa, ma ognuno torna a casa con una felpa o una maglietta da calcio nuova. E’ il materiale regalato dalle associazioni sportive US ORDIVAL di Bergamo e Quadrato Meticcio di Padova, che si sono unite all’appello del St Ambroeus per segnare un goal per la speranza.

Quando il sole tramonta e sale la notte, il silenzio ricopre il rettangolo di gioco. Rimane un gruppo di bambini che a bordo campo accende un fuoco per scacciare il freddo. Le scintille che si disperdono sul terreno di gioco danzano come calciatori che inseguono un pallone. Resterebbero in campo anche a dormire, quasi a non voler scacciare la giornata appena conclusa, a testimonianza che il goal per la speranza è entrato dritto in porta, gonfiando la rete e lo spirito di un intera comunità.

Gian Marco Duina
16/01/2024

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