El canal, chi ga sugà el canal?
“Ho capito male – ho chiesto ieri sera a Claudia mentre guardavo il TG – o davvero Franceschini ha detto via le grandi navi da Venezia!”. “No, hai capito bene”. Così esordiva Adriano Celentano il 2 ottobre 2015 con un post sul suo blog: “Il mondo di ADRIANO”.
Artisti, blogger, scrittori, ricercatori universitari e finanche comitati di comunità locali (No Grandi Navi) denunciano lo scempio estetico ed ecologico provocato dal passaggio delle grandi navi da crociera dal porto di Venezia. La questione ha cominciato ad apparire sempre più frequentemente sui media dopo il disastro della Costa Concordia avvenuto al largo dell’isola del Giglio nel gennaio del 2012. Negli ultimi anni infatti non sono mancati episodi di “gravi incidenti sventati” che hanno fatto tremare le coste veneziane. Trattasi di lievi imprecisioni e maldestre disattenzioni che in più di un’occasione hanno rischiato di abbattere lo storico molo di San Marco, generando ordinariamente un problema di natura “estetica” causato dall’imponente altezza dei “Mostri marini” che, raggiungendo i 60 metri, spesso offuscano il paesaggio lagunare, caratteristico proprio per le ridotte dimensioni dei palazzi più antichi (realizzati su pochi piani) e per la spettacolarità dei monumenti più importanti della città.
Ma a che prezzo tutto questo? Secondo alcuni il turismo crocieristico a Venezia porterebbe solo un piccolo ritorno economico, poiché i turisti scesi dalle navi appartengono a una “categoria” poco incline a spendere. Altri, al contrario, sostengono che circa il 20% di tutti i turisti arrivino a Venezia tramite le navi da crociera. Un dilemma, quello del guadagno veneziano, che potrebbe essere facilmente risolto ipotizzando soluzioni alternative che consentano alla città di mantenere l’impatto positivo sul suo PIL pur dirottando i colossi a motore verso altri ormeggi. Se infatti le navi attraccassero a Mestre, Marghera, al Lido o addirittura a Trieste, certamente questi centri vedrebbero lo sbarco di centinaia di turisti amanti delle traversate marittime, ma non riceverebbero i guadagni che al momento Venezia ottiene dalla presenza delle navi da crociera. In altre parole si tratterebbe di cedere ad altri inquinamento (purtroppo inevitabile a causa degli scarichi dei motori dei grandi scafi) e tenere per sé i guadagni.
Una scelta forse poco solidale quella ipotizzabile per salvaguardare l’antica città galleggiante, ma che consentirebbe al capoluogo veneto non solo di evitare circa il 10% del suo inquinamento totale (già notevole a causa del traffico commerciale e di quello passeggeri), ma anche di risolvere il problema estetico e di evitare che il passaggio delle grandi navi produca nel tempo gravi danni alle strutture che sostengono gli edifici della città, contribuendo a scavare sempre più i canali di navigazione. Il tutto senza ledere sensibilmente l’economia locale.