Domenica 1° gennaio è stata una bella giornata e l’insediamento del presidente Luiz Inácio Lula da Silva è stato coinvolgente e intenso, anche seguendolo solo a distanza. Due tipi di presenze occupavano i vasti spazi della Piazza dei Tre Poteri: una colorata moltitudine di cittadini e cittadine di tutto il paese e una folta rappresentanza internazionale espressione di un mondo plurale e diversificato, ma capace, nonostante tutto, di capire e condividere passaggi significativi. Gli esponenti istituzionali brasiliani, ovviamente numerosi, formavano in un certo senso cornice e sfondo ai due gruppi che davano maggior significato alla cerimonia di definitivo riconoscimento di un dirigente politico e leader che non è retorico chiamare morale reduce da un cammino lungo e pieno di ostacoli e inganni.

Dividerei in tre categorie le modalità di comunicazione scelte dal presidente per collegarsi ai mille occhi e alle mille orecchie che in quelle ore dalle 13.45 alle 18.30 erano puntati sulla sua persona. Massimo atto simbolico è stata la modalità scelta per la consegna della fascia presidenziale, consegna che riconosce pubblicamente il normale passaggio da una eletto ad un altro. Dal momento che presidente in carica e presidente in esercizio hanno disatteso tale compito, la scelta è stata di coinvolgere cittadini e cittadine per questo gesto significativo: un bimbetto nero, un cacique, un insegnante, un operaio metallurgico dell’ABC, una riciclatrice di rifiuti, un disabile a seguito di meningite, una cuoca e un artigiano (questi due ultimi partecipanti della veglia di 580 giorni davanti al commissariato in cui era detenuto Lula). Simbolico è stato scegliere di percorre in macchina aperta insieme al vice presidente Geraldo Alckmin e alle rispettive spose gli spostamenti necessari, in barba alle minacce continue degli esaltati e alla prudenza degli incerti.

Per quanto riguarda le manifestazioni verbali espresse nei due discorsi che Lula ha fatto prima in Senato dove è avvenuto il riconoscimento ufficiale e poi al termine della rampa del Palazzo del Planalto sede del governo mi sembra che i punti qualificanti si possono riassumere nel dichiararsi presidente di tutti i brasiliani e brasiliane, chi lo ha votato e chi non lo ha votato e nell’ affermare che quanti hanno compiuto atti illeciti o reati dovranno risponderne secondo le leggi. Inoltre più volte ha ripetuto che suo compito e scelta è di ridurre le inaccettabili diseguaglianze che feriscono la società brasiliana, di razza, di reddito, di genere, di cultura. Come evidente tale affermazione è ben più radicale che impegnarsi a ridurre la povertà e rimette in discussione forme consolidate di ordine sociale. Nei discorsi di Lula, che non sono stati brevi e che hanno toccato molti punti di programma, non una parola è stata spesa su militari e forze armate, mai citati; anche durante la rivista militare di prassi il tragitto è stato percorso senza guardare né a destra né a sinistra, senza saluti militari, senza comunicazione con i militari e con i loro comandanti schierati.

Vi sono in fine gli atti sostanziali come la nomina formale dei 37 ministri che, come si vede dalla foto, sono anche donne, neri, indii. Ma prima Lula ha firmato una serie di decreti: il primo attivava la Borsa famiglia di 600 reais; altre hanno riguardato misure per limitare autorizzazioni di possesso di armi e controllo delle stesse, la possibilità di rivedere il segreto di Stato di 100 anni su temi di interesse generale, la riattivazione del Fondo Amazzonia, la revoca del diritto di coltivazione mineraria in terre indigene, il ripristino di multe per infrazioni ambientali. C’è urgenza, bisogna andare rapidi per dare corpo al motto che caratterizza il nuovo governo:unione e ricostruzione. Così già il 2 gennaio drappelli numerosi di persone di fiducia del precedente esecutivo che infarcivano tutto l’esecutivo sono state, con decreto pubblicato sulla gazzetta ufficiale, esonerate dagli incarichi e il 3 gennaio in un colpo solo 8000 (ottomila) portaborse, in buona parte militari, hanno preso la porta.

Il momento successivo si è svolto nel ministero egli esteri Itamarati per incontrare le delegazioni straniere: 73 venute espressamente per l’insediamento in rappresentanza di governi e alte cariche istituzionali, fra cui 16 presidenti e 6 vicepresidenti. Le presenze straniere salgono a 135 se si considerano gli ambasciatori che hanno, a un livello meno impegnativo, rappresentato i propri paesi. Fra questo secondo gruppo anche l’Italia. Già il sabato 31 dicembre e poi lunedì 2 e martedì 3 gennaio sono state giornate di intensi contatti politici internazionali: sabato Lula ha incontrato separatamente la vice primo ministro dell’Ucraina e la presidente del consiglio della Federazione russa, lunedì il vice presidente cinese latore di una lettera del presidente e così via.

Teresa Isenburg

Fonte: la trasmissione in diretta su diversi canali e piattaforme.

Precedenti articoli sul Brasile su www.latinoamericca-online.it

Print Friendly, PDF & Email