Il nostro proposito di voler acquistare in modo etico e di voler riflettere sul nostro modo di consumare, a partire dalla spesa di tutti i giorni al supermrcato, è già di per sé lodevole. Tuttavia si pone una domanda proprio a monte: è possibile parlare di una scelta etica, dal momento che si parla di grande distribuzione?

Il punto è che la grande distribuzione agisce secondo due principi:

  • Mantenere i costi bassi
  • Fare in modo che la gente ritorni.

Ogni azione viene intrapresa con questi scopi, perciò c’è poco spazio per politiche di etica e sostenibilità e qualora andassero contro alla politica aziendale, passerebbero sicuramente in secondo piano.

È vero che tra gli scaffali del supermercato è possibile trovare qualche produttore locale. Siamo felici di trovare anche questa scelta, pensando che così si dà anche a loro il vantaggio di esporsi ad un pubblico più ampio. Tuttavia il fatto stesso di entrare a far parte della grande distribuzione ha un significato. Infatti si apre una rivalità tra produttori locali per essere scelti per comparire. La grande distribuzione privilegerà i produttori con costi più bassi, con il sistema dell’asta al ribasso, con metodi più rapidi, semplici da gestire. Questo tipo di funzionamento alla lunga si accorda poco con metodi attenti all’ambiente e alla persona. Perciò alla lunga si camminerà in una diversa direzione. Il fatto di entrare a fare parte della grande distribuzione significa aderire ad un sistema. Per questo non potrà essere comunque la stessa cosa. 
In effetti la situazione potrebbe essere invece al contrario. Il produttore locale che si presenta mediante il supermercato rafforza il supermercato stesso: è grazie ad esso che ha potuto diffondersi, la sua forza rimane vincolata a quella del supermercato e dipende da essa. Se vorrà continuare ad essere presente, sono le richieste e le logiche della grande distribuzione che dovrà seguire. Di conseguenza, anche l’indipendenza del produttore è un principio etico. 

Ci domandiamo se al giorno d’oggi, dove abbiamo tanta libertà di acquisto e sviluppo dei sistemi di spedizione, non sia possibile trovare mercati, fornitori, e-commerce diretti o che seguano dei criteri differenti.
Però la verità è anche un’altra: il supermercato è comodo. È grande e contiene tutto, così non bisogna recarsi in posti diversi. È vero che alcune persone vanno in più supermercati per scegliere prezzi più vantaggiosi in base alle promozioni del momento, ma è rassicurante sapere che per qualsiasi necessità o desiderio del momento, potrei comunque trovare tutto. 
Inoltre, i supermercati sono strutturati per essere piacevoli e colorati, con musica ed una temperatura gradevole, in modo da restare dentro più tempo e serenamente. I discount si differenziano dai supermercati proprio per questi altri aspetti, che vanno al di là dei prezzi bassi. hanno una scelta minore, hanno una estetica più semplice e anonima, sono più freddi e a volte senza musica. Alcune persone li preferiscono per questa semplicità e a volte freddezza, mentre anche i minori costi di gestione contribuiscono a tenere bassi i prezzi. Tuttavia, più si va avanti, più si assottiglia la linea di differenza tra i due: entrambi vogliono fornire la scelta tra marca e sottomarca e presentarsi come luoghi piacevoli e di fiducia.
Perciò è comprensibile che finiamo per rivolgerci ai supermercati per fare la spesa. Vorremmo comunque cercare di essere etici e sostenibili lì, almeno come male minore. E comunque, anche questi gesti fanno la differenza, nel determinare lo sviluppo di prassi di consumo (vedi articolo).

  • Ricordiamo di preferire i prodotti biologici, non solo per l’alimentazione, ma anche per i cosmetici, non perché abbiano una qualità migliore , ma perché c’è maggior rispetto verso il suolo e i suoi abitanti, sia animali sia al livello dei microorganismi che popolano l’ambiente.
  • Scegliere prodotti locali aiuta a ridurre l’impatto ambientale a livello di inquinamento da trasporto e inutili complicazioni della filiera. Scegliere frutta e verdura di stagione e di provenienza italiana è l’indicazione più ovvia, ma se ci pensiamo andrebbe applicata anche ad altri beni a lunga conservazione. A volte preferiamo certe marche straniere di patatine e biscotti per il nome o la reputazione di eccellenza, ma non sempre sono gli unici nel loro genere, per cui si potrebbe preferire una provenienza più vicina. I prodotti sottomarca non sono meno buoni, ma a volte hanno una provenienza eccessivamente lontana: per esempio, il cibo umido per gatti di Eurospin viene fabbricato in Irlanda. È davvero necessario far fare tanti km in più per dei prodotti che sono reperibili anche da noi? Non vi chiediamo di smettere subito di comprare prodotti, ma è interessante cominciare a leggere le etichette. Perfino prodotti anonimi come lenticchie e legumi secchi a volte vengono da Paesi esteri. Se non volete cominciare a spendere di più, forse si trovano altre marche e sottomarche di origine diversa. 
    Ci sono invece alcuni prodotti che hanno una origine per forza tropicale, come banane e avocado. In questo caso dovremmo cominciare a chiederci quanto sono così necessari rispetto a tutto il viaggio che devono affrontare per arrivare da noi (avevamo scritto un articolo di riflessione sl riguardo).
  • Un’altra scelta di buonsenso è evitare prodotti con imballaggi eccessivi e non riciclabili. Ad esempio, alcune marche di pasta di alta fascia utilizzano pacchetti di misto carta-plastica non riciclabili, che sono proprio così essenziali per preservarne la secchezza? Forse si trovano marche di pasta altrettanto buone, più attente e ad un prezzo non maggiore. 
    Le cialde per il caffè hanno avuto un successo strepitoso, ma poche sono compostabili. Prima di comprare una macchina del caffè, valutate questo fattore.
  • Le monoporzioni sono comode ed hanno anche dei vantaggi di sostenibilità, perché c’è meno rischio di sprechi, per esempio delle miniconfezioni di formaggio spalmabile o le bottiglie da mezzo m di latte, tuttavia sicuramente richiedono tanto imballaggio in più e costano di più. Scegliete le monoporzioni solo se il porzionamento vi dà un vantaggio effettivo, altrimenti non ne vale la pena né il costo. Considerate che a volte è possibile effettuare voi stessi il porzionamento in contenitori diversi. Per esempio, potete prelevare voi qualche biscotto o tarallo dal sacchetto più grande, che resta intatto lasciato ben chiuso in dispensa, e metterli in un sacchetto o contenitore carini.
  • Quando possibile cercare lo sfuso. È facile per frutta e verdura, perdere qualche minuto per scegliere la quantità desiderata ci aiuterà anche a ridurre gli sprechi. Alcuni supermercati sensibili organizzano la raccolta delle vaschette per sterilizzarle e riutilizzarle: aiutate partecipando. 
  • Sono da evitare tutti quei set pre-formati di prodotti misti, come i set merenda, che contengono snack e succo di frutta con tanti imballaggi diversi. Sono ottimi prodotti di cattivo marketing, che danno la gratificazione del pacco da scartare per i bimbi e l’idea che siate stati gentili con voi stessi spendendo di più ma regalandovi qualche minimo di tempo e fatica in meno. Non vale il prezzo economico, spropositato rispetto al contenuto, che potreste sì spendere per qualcosa per voi di diverso.
  • Evitare il cibo già pronto ha un impatto di sostenibilità maggiore di quello che pensate. Questo vale con prodotti della gastronomia del supermercato, take away e ristoranti. Ogni cibo già pronto si accompagna a contenitori, salsine monoporzione, sacchetti, tovaglioli, posate e bicchieri, che per quanto compostabili, sono massa in più che altrimenti non ci sarebbe. Soprattutto non si capisce perché fornirli se è un ordine da mangiare a casa, dove avete già posate e bicchieri: fate lo sforzo di controllare e restituirle.
    Sicuramente le cose cucinate da sé hanno un impatto ambientale minore, considerando l’utilizzo imponente di materiali ed energie per la gestione di ristoranti e fast food. Non vogliamo proibire delle esperienze piacevoli, poi a volte risulta anche necessario trovare qualcosa sul posto, ma non bisogna dimenticare che il ricorso regolare a cibi già belli e fatti richiede moltissimo.
  • Per quanto riguarda i detersivi, la scelta pare difficile, dato che non abbiamo competenze chimiche per decifrare la composizione degli ingredienti e capire quali siano dannosi per l’ambiente. In questo caso dobbiamo affidarci alle diciture in etichetta. Tuttavia, è facile scrivere in modo generico “ecologico o sostenibile. Spesso le marche sfruttano il semplice fatto di usare imballaggi ridotti, che spesso sono scomode e su cui risparmiano, per definirsi attenti all’impatto sull’ambiente, con un doppio vantaggio. Ma trattandosi di prodotti chimici, sarebbe molto più rilevante che l’attenzione sia rivolta alle componenti chimiche che li compongono, piuttosto che pensare solo all’imballaggio. Allora dobbiamo guardare se è presente lo stemma “Ecolabel”. 
  • Per quanto riguarda invece un altro prodotto igienico come la carta igienica, meglio acquistare quella in carta riciclata. Andrebbe forse fatta anche un po’ di educazione, perché alcune persone sono convinte che sia necessario utilizzarne mezzo rotolo ad ogni uso…
    Potremmo ridimensionare anche sui tovaglioli. Spesso ci servono per una parte e non servirebbe il doppio lembo, utile per esempio solo quando si vuole avvolgere qualcosa. In questo caso si potrebbe preferire un semplice foglio di carta da cucina oppure tagliarli a metà per ottenerne il doppio, che non richiede poi molto tempo.

Queste sono varie indicazioni per un consumo ridotto e più sostenibile. Siamo sicuri che anche voi avete già delle buone idee e delle buone pratiche. Speriamo che se ne aggiungano di ulteriori e che con il tempo si evolvano anche i metodi di produzione, di modo che i nostri gesti abituali richiedano sempre meno sforzo.

Print Friendly, PDF & Email