Cop26 a Glasgow, in Scozia, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici ha come impegno primario cui rispondere, l’eliminazione del carbone dalla produzione energetica. Nella “Dichiarazione per la transizione globale dal carbone all’energia pulita” i 23 Paesi pronti a eliminare il carbone dalle loro produzioni, tra cui Spagna, Cile, Ucraina, Corea del Sud, Egitto, Vietnam e Indonesia si impegnano anche ad aumentare l’energia pulita.
La fine del carbone, tra i combustibili fossili più inquinanti e maggiormente sfruttato dal genere umano, è forse stata accelerata anche dalla pandemia da Covid-19, quando con i prolungati lockdown avvenuti contemporaneamente in tutto il mondo durante i primi periodi della profonda crisi che si stava affrontando, hanno permesso di registrare una sensibile riduzione delle emissioni di CO2 ed altri inquinanti, perfettamente visibile dall’Osservatorio europeo Copernicus.
Il calo di emissioni è stato certamente temporaneo, dovuto al blocco totale delle attività produttive, degli spostamenti dell’essere umano, ma uno solo sembra essere stato l’effetto più a lungo termine: il ridotto utilizzo del carbone per la produzione di energia elettrica.
A quest’ultimo, era già stata dichiarata guerra aperta grazie agli accordi di Parigi che si impongono la riduzione di pericolosi cambiamenti climatici, mantenendo il riscaldamento globale “ben” al di sotto dei 2°C e arrivare a limitarlo nel tempo a 1,5°C. Ciò ha determinato un minore investimento sul carbone per la produzione di energia elettrica, che andrebbe anche contro alla linea politica sul clima intrapresa, con un conseguente incremento degli investimenti di energie rinnovabili e cancellazione di progetti volti alla realizzazione di nuove centrali di carbone.
Tutto ciò accade però principalmente in Europa, e in linea generale nel mondo occidentale. L’accordo chiuso tra oltre 40 Paesi alla Cop26 per la riduzione dell’uso del carbone nella produzione di energia elettrica non contempla tra i firmatari la Cina, dove non solo la domanda è rimasta molto alta e si identifica da sempre tra i principali colpevoli dell’inquinamento mondiale, ma ha recentemente aumentato la produzione di carbone, dovuta alla carenza energetica che sta creando disagi in tutto il Paese. In aggiunta alla Cina che prosegue la sua rotta inversa nella salvaguardia del cambiamento climatico e dell’inquinamento, India, Australia e Stati Uniti, tra i maggiori utilizzatori di carbone.
Situazione già preannunciata e criticata aspramente dalle dichiarazioni dell’attivista Greta Thunberg che ha definito la Cop26 il “festival del greenwashing” su twitter, mentre il movimento Fridays for Future si impegna a manifestare la propria sfiducia verso i leader presenti a Glasgow per la Cop26.
Alice Cubeddu
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