La storia di Rachid Mekhloufi è sconosciuta a molti. È la storia di un calciatore algerino che fece una scelta poco convenzionale, soprattutto per i tempi che corrono, in cui vincere e diventare una star è la cosa che conta di più. Rachid, invece, scelse di lottare per il suo popolo, per la sua gente, ma non lo fece tramite battaglie o guerriglie: lui scelse di farlo giocando a calcio.

Rachid Mekhloufi nasce a Sétif, in Algeria, nel 1936. A soli 9 anni assiste al massacro della sua gente che, subito dopo il secondo conflitto mondiale, decise di scendere in strada per rivendicare l’indipendenza dal governo coloniale francese. Quest’ultimo rispose con il fuoco, sparando sui manifestanti locali l’8 maggio del 1945. Questa storia segnò profondamente Rachid, che si prese la sua rivincita sulla Francia qualche anno più tardi.

Solo due anni dopo, Mekhloufi emigrò proprio nel paese che colonizzava la sua terra e cominciò a dedicare la sua vita al calcio, fino ad arrivare a giocare nel Saint Etienne a 18 anni. La sua carriera sembrava destinata a dirigersi verso la nazionale francese, dove viene convocato anche in vista del mondiale in Svezia del 1958. La formazione transalpina veniva indiziata come la favorita per la vittoria finale, grazie ad una formazione temibile che non aveva nulla da invidiare alle avversarie.

Da quattro anni, però, in Algeria si era tornati a lottare per ottenere l’indipendenza: questa, per Rachid e per tutto il popolo algerino è una partita molto più importante di qualsiasi trofeo calcistico. Il massacro di Sétif era ancora ben impresso negli occhi di Rachid, era un ricordo troppo forte perché potesse dimenticarsene o anche solo pensare di voltarsi dall’altra parte facendo finta di nulla. Doveva fare qualcosa, cercare di aiutare il suo popolo, in qualunque modo possibile e scelse di farlo nel modo migliore possibile per lui: Mohamed Boumezrag, direttore della sottodivisione algerina della federazione francese, comincia a selezionare i giocatori algerini più promettenti del campionato transalpino per riunirsi a Tunisi per formare la squadra del Fronte Nazionale di Liberazione. Tra questi non può non esserci Rachid, che non ha dubbi sulla scelta da compiere: non vuole più giocare per l’oppressore, ma iniziare a giocare per il suo popolo.

Era il 13 aprile del 1958 e Rachid assieme ad altri 11 connazionali, decisero di fuggire dai posti in cui si trovavano per tornare a casa. Il loro piano consisteva nel ritrovarsi a Roma prima di ripartire per l’Algeria: per Rachid è più complicato poiché in Francia stava svolgendo il servizio militare nel Batallon de Joinville e nel caso fosse stato arrestato sarebbe stato un disertore, ma questo non lo fa desistere dal tornare nella sua terra d’origine, superò il confine e si ritrovò coi compagni nella capitale italiana. Così da Roma si trasferirono in Tunisia, dove attenderli c’era Mohamed Boumezrag. La squadra restò a Tunisi ad allenarsi un paio di settimane prima di partire in giro per il mondo per far conoscere la propria causa, attraverso amichevoli utili per raccogliere fondi da destinare alla lotta algerina.


La FIFA prese da subito posizioni contrarie, sanzionando pesantemente qualsiasi nazionale accettasse di giocare contro squadra appena nata. Il loro obiettivo era far cadere nel dimenticatoio la squadra del Fln, ma fallirono miseramente nel tentativo perché Rachid e i suoi fratelli riuscirono ad andare ovunque, facendo conoscere a tutti la loro storia e quella del popolo algerino. Per lo più trovarono l’appoggio dei paesi comunisti che, per motivi di propaganda contro il mondo occidentale capitalista e di solidarietà militante, accolsero i calciatori del Fln come degli eroi. Questa squadra continuò a girare il mondo fino al 1962, quando l’Algeria ottenne finalmente l’indipendenza e poté schierare definitivamente una nazionale di calcio.

Rachid tornò in Francia, di nuovo al Saint Etienne, ma la sua storia con l’Algeria non finì qui, perché quando l’Algeria conquistò per la prima volta l’accesso alle fasi finali di un mondiale, chi c’era a guidare la nazionale? Proprio Rachid Mekhloufi che nel 1982 era allenatore delle volpi del deserto.
In questo mondiale la formazione algerina riuscì a battere la Germania dell’Ovest per 2-1, riuscendo a mettere sotto la nazionale tedesca, prima, però, di subire un gravissimo torto: nella partita contro l’Austria, alla Germania bastava un 1-0 per passare il turno ed eliminare la squadra nordafricana e questo avvenne, con una melina indecorosa per tutto il match e con lo stadio (o perlomeno i tifosi spagnoli imparziali) che gridava “Argelia, Argelia” per solidarietà per la squadra di Rachid.
La nazionale algerina venne eliminata, ma al rientro in patria vennero accolti da eroi, proprio come avvenne nel 1962 quando ottenne l’indipendenza.

Mattia Cavalleri

Foto nell'articolo si ringrazia https://www.iogiocopulito.it/
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