È appena stato inaugurato alla Fabbrica del Vapore di Milano (spazio TheArtLand) Spunti di vista, evento dedicato all’8 marzo (Giornata Internazionale della Donna) e promosso da AceA Onlus, Lyra Teatro e Libere Sinergie: quattro giorni (8-11) dedicati all’arte, al teatro e in particolare alla mostra Com’eri vestita?

What were you wearing? è una mostra promossa dalla Kansas University, a partire da un progetto di Jen Brockman e Mary Wyandt-Hiebert. Libere Sinergie l’ha voluta portare in Italia, contestualizzandola al nostro ambiente socio-culturale. Si tratta di un’esposizione di vestiti simili a quelli indossati da alcune donne vittime di stupro, con l’intento di sensibilizzare la società alla violenza sulle donne, abbattendo stereotipi sessisti e pregiudizi, alla base della classica e insensibile domanda “Com’eri vestita?”, che molte donne vittime di violenza si sentono spesso rivolgere da giornalisti, poliziotti, medici e tanti altri, come a volerle colpevolizzare dell’accaduto e giustificare quindi la molestia o stupro subìto.

Questo serve a capire come «si rendono evidenti gli stereotipi che inducono a pensare che eliminando alcuni indumenti dai nostri armadi o evitando di indossarli potremmo eliminare la violenza sessuale. Ovvero, rimuovere l’idea che l’eliminazione degli stupri possa avvenire semplicemente non indossando alcuni indumenti […] Non è l’abito che si ha indosso che causa una violenza sessuale, ma è una persona che causa il danno. Essere in grado di donare serenità alle vittime e suscitare maggiore consapevolezza nel pubblico e nella comunità sono le vere motivazioni del progetto» (Jen Brockman).

E infatti il visitatore viene colpito dalle storie agghiaccianti legate a ciascun vestito, “colpevole” di aver suscitato la violenza, nonostante la sua sobrietà. Ma se anche si fosse trattato di una semplice minigonna, questo non giustificherebbe comunque la tragica conseguenza finale. Ragazzine, giovani e donne: non c’è distinzione di età. Amico fidato, conoscente, parente, datore di lavoro, sconosciuto: chiunque è un potenziale molestatore/stupratore. Scuola, ufficio, discoteca, pista di jogging, casa propria: in qualunque luogo può succedere. Il risultato non cambia: la vittima viene abusata e poi abbondonata, ormai emotivamente provata, come un oggetto usa-e-getta. Questo non deve suscitare terrore, ma appunto consapevolezza.

Com’eri vestita? è una mostra itinerante: per chi non potesse partecipare al primo appuntamento, potrà comunque aver modo di rifarsi scegliendo una delle successive tappe, in cui la scelta è ricaduta su tutti quegli spazi culturali o di aggregazione sociale facilmente frequentati da giovani (ma anche da altre persone), proprio per diffondere meglio il messaggio solidale e non lasciarlo morire dentro a spazi chiusi ed elitari. L’ultima data sarà il 25 novembre, in occasione della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne. Per informazioni e aggiornamenti, clicca qui.

Foto di copertina dal sito di TheArtLand

Foto interne realizzate dall’autore dell’articolo

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