Il solare sorriso di Marielle Franco è stato fissato per sempre lungo la dura strada della costruzione della democrazia in Brasile. Uccisa con una esecuzione il 14 marzo 2018 a Rio de Janeiro la coraggiosa militante per i diritti  e la dignità delle donne nere è vittima diretta del clima di odio sociale e razziale che il governo illegittimo e illegale  che occupa le stanze del potere esecutivo da agosto 2016  dissemina e coltiva nel paese. Enorme la responsabilità del potere giudiziario e di settori della polizia federale. Un altro morto pesa sulla coscienza di coloro che hanno rotto la legalità.

Con l’avvicinarsi della scadenza delle elezioni politiche e presidenziali dell’ottobre 2018 l’esasperazione della elite  schiavista   che ha scelto la strada dell’eversione invece di quella  del confronto nelle urne moltiplica la violenza e la repressione  nel paese in un contesto sociale gravemente deteriorato dalla crisi prodotta dalle scelte di un neoliberismo allucinato. Nei giorni recenti oltre all’assassinio di Rio, San Paolo è stata investita da una repressione brutale  dei dipendenti del comune che manifestavano contro  riforme previdenziali spogliatrici. T.I.

Rio de Janeiro

Marielle Franco, sociologa, consigliera comunale del Psol (Partido Socialismo e Libertade)  della città di Rio de Janeiro, eletta nel 2016  con 46.502 voti, la quinta candidata più votata, è stata uccisa, insieme al suo autista, la notte di mercoledì 14 marzo in pieno centro di Rio. Una macchina si è affiancata alla sua e quattro colpi alla testa la hanno uccisa. Altri tre hanno freddato l’autista. Nulla è stato asportato. Come ricorda il britannico The Guardian Marielle era specializzata nell’analisi della violenza della polizia militare. Il giorno prima aveva denunciato l’azione brutale e i continui attacchi dei diritti umani da parte dell’esercito nella regione di Irajá nella comunità di Acari. Due settimane fa aveva assunto l’incarico di relatrice della Commissione del consiglio comunale di Rio costituita per accompagnare l’intervenzione federale nella sicurezza pubblica dello Stato, prendendo posizione contro tale misura.

Come commenta il governatore dello Stato di Maranhão Flávio Dino, già giudice federale, “l’esecuzione della consigliera è  avvenuta nel centro di Rio dopo la partecipazione a una serie di incontri denominati Donne nere mettono in movimento le strutture”. Inoltre va sottolineata “la situazione gravissima e anomala che contestualizza il crimine”, cioè l’intervenzione militare federale  imposta da Michel Temer nella sicurezza pubblica di Rio dal 16 febbraio 2018. Infine, aggiunge Dino, vi è, nel paese,  un ambiente di stimolo all’odio e all’ intolleranza  in cui la destra conservatrice ripete nelle reti sociali che i diritti umani servono per difendere banditi. E Marielle era attiva nella difesa dei diritti umani e contro gli abusi ininterrotti delle forze dell’ordine. Aveva infatti lavorato in organizzazioni della società civile come Brasil Foundation e il Centro di azioni solidali della Maré (Ceasm), la grande area di insediamento informale nella zona nord di Rio.
In una intervista a Brasil de Fato del marzo 2017 in poche parole Marielle dice cosa è la condizione di donna nera nel Brasile in cui il governo illegale e illegittimo di Michel Temer coltiva in razzismo profondo delle classi dominanti:

“Domanda. Recentemente nella tua pagina di Facebook hai dato conto del caso di razzismo che hai subito in aeroporto con una perquisizione corporale abusiva. Come è essere donna nera in Brasile?

Risposta. Essere donna nera è resistere e sopravvivere tutto il tempo. Le persone guardano i nostri corpi umiliandoci, controllano se sotto il turbante c’è droga o pidocchi, negano la nostra esistenza. Quello che ho subito in aeroporto è una esperienza che molte donne nere hanno già passato. Potremmo fare una ricerca puntuale chiedendo quante donne e uomini bianchi hanno già subito un controllo dei loro capelli, la risposta sarebbe: nessuno. Siamo esposti e siamo violentati tutti i giorni. Perché il dibattito di allarghi è fondamentale capire che ci troviamo in una posizione di trattamento diverso. Bisogna riconoscere il razzismo”.

San Paolo

Sempre mercoledì 14 marzo una repressione brutale e sproporzionata ha colpito i dipendenti pubblici della città di  San Paolo. Essi protestavano contro la riforma della previdenza municipale davanti alla sala comunale in cui si svolgeva la discussione  del progetto di legge che prevede un forte aumento della contribuzione previdenziale (dall’11 fino al18%) e che interessa 220.000 lavoratori. La Guardia civile metropolitana e la Polizia militare dello Stato hanno fatto uso massiccio di gas e pallottole di gomma, oltre che manganelli. Non vi è stata nessuna discussione sul cambiamento del contributo e dall’ 8 marzo è iniziato uni sciopero.

In questa sera del 15 marzo in cui scrivo queste note una moltitudine immensa accerchia, per diversi isolati la Camera Municipale di San Paolo. Protesta contro la brutale repressione di ieri e in difesa delle pensione dei funzionari pubblici.

(Fonti: https://www.brasildefato.com.br/; http://www.redebrasilatual.com.br/l http://www.vermelho.org.br/)

Traduzione di Teresa Isenburg

 

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