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Restituiamo il vero significato a questa giornata

Ogni 8 marzo si celebra la festa della donna: niente di più sbagliato, a partire dal nome di questa ricorrenza. L’8 marzo si celebra la Giornata internazionale dei diritti della donna, e questo avviene sin dal 1909. La sempre più nutrita retorica in occasione di questa giornata, è andata sempre più spogliandosi del proprio significato, che non ha niente a che vedere con frivoli festeggiamenti e consumismo occasionale.

L’importanza di questa ricorrenza è legata al suo primario significato: promuovere una profonda riflessione sulle lotte portate avanti dalle donne e le conquiste fatte in campo sociale, economico e politico, sulle violenze e le discriminazioni perpetrate ancora oggi. Lotte ancora vive, che non meritano di essere declassate a mere “feste” floreali. Persino le stesse mimose rappresentano un simbolo, nato anni addietro.

La storia, vera, dell’8 marzo

La giornata della donna fu per la prima volta celebrata negli Stati Uniti nel febbraio 1909, quando il Partito socialista promosse il proprio impegno nella questione femminile e nell’introduzione del diritto di voto delle donne.

Riproposta l’anno successivo, nel 1910 in occasione dell’VIII Congresso Internazionale socialista a Copenaghen, il Woman’s Day venne proposto come giornata comune dedicata alla rivendicazione dei diritti delle donne: era necessario discutere le questioni sullo sfruttamento salariale e sulle ore lavorative ai danni delle operaie e altre rivendicazioni sindacali. Non ultima, la questione del diritto al voto.

Da questo momento, negli Stati Uniti si optò per l’ultima domenica di febbraio per celebrare la Giornata della donna, mentre venivano scelte altre date in Europa. Complice la Grande Guerra, non si mantenne la costanza nelle celebrazioni di questa giornata, né una data fissa: solo l’8 marzo 1914 venne celebrata in Germania e l’8 marzo 1917 in Russia che si apprestava a dire addio all’impero zarista. Tale data è oggi è ricordata come una tappa fondamentale per la storia russa e per le donne che a San Pietroburgo manifestarono a gran voce chiedendo la fine della guerra e veniva loro concesso il diritto di voto. Nel 1921, l’8 marzo diventava la Giornata Internazionale della donna, ma in Italia venne celebrata solo nel 1922, su iniziativa del partito comunista.

Leggende note

Il significato della ricorrenza, dai connotati così politici, fatta di lotte e intermezzata da guerre, venne perso completamente dando inspiegabilmente spazio alla storia che oggi tutti conoscono: l’incendio di una fabbrica newyorkese in cui morirono centinaia di operaie (basato su un reale incendio avvenuto in una fabbrica, ma non connesso a questa giornata). E poiché accanto alla fabbrica vi era un albero di mimose, ecco spiegata anche l’origine del perché si regalano questi fiori. In realtà anche questi hanno un loro, ben diverso, significato.

Le mimose per l’8 marzo

Anche questa usanza, italiana, ha una connotazione politica, legata alle lotte portate avanti dalle donne, in questo caso nel secondo dopoguerra. Si iniziò a distribuire la mimosa al posto della violetta, più difficile da reperire e più costosa, come simbolo che rappresentasse quella giornata. Fu in particolare l’ex partigiana Teresa Mattei a proporne l’utilizzo, senza mai mettere da parte le lotte per i diritti delle donne. In un articolo di Ansa, la sua testimonianza: “La mimosa era il fiore che i partigiani regalavano alle staffette. Mi ricordava la lotta sulle montagne e poteva essere raccolto a mazzi e gratuitamente”.

L’8 marzo oggi, perché tutti i giorni dell’anno

La storia dell’8 marzo, così ricca di valore storico, merita di essere oggi valorizzata e riconosciuta. In particolare perché le lotte portate avanti oggi dalle donne non sono concluse, ma se ne sente ancora maggiormente l’urgenza. L’urgenza di una partecipazione concreta, da parte di tutti gli attori della società, che spesso relega ancora la donna a ruoli minori, banalizzandola, sminuendola, oggettificandola e violandola. Talvolta, persino dalle donne stesse. Azioni figlie di una cultura ancora troppo radicata maschilista e patriarcale.

Oggi non sono sole le donne a essere chiamate a partecipare attivamente. É chiamata la società tutta, ancora lontana dagli obiettivi di parità in tutte le sue forme, del rispetto profondo del corpo e dell’identità. L’8 marzo si celebra la giornata internazionale dei diritti della donna, e non è una festa. Sono le voci di donne che pretendono di essere ascoltate per mettere in atto una trasformazione sociale, inclusiva e comune. Una trasformazione che ha davanti a se ancora un lungo cammino.

Alice Cubeddu

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One thought on “8 marzo: non è la Festa della donna”

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