Di solito si pensa che se le sigarette elettroniche sono migliori per la salute, perciò sembrano dei sostituti migliori delle sigarette. Ma sono solo dei sostituti o aiutano a smettere? L’uso delle sigarette elettroniche porterà sempre meno persone a fumare?
Non è semplice, perché oltre alla salute e al costo economico, in realtà ci sono altri fattori da considerare: moda, immagine, gestualità, rito, abitudine, divertimento…
In sintesi le sigarette elettroniche hanno due volti, uno positivo e uno negativo: per chi fuma di già potrebbe essere un sostituto meno nocivo (ma comunque nocivo), mentre per chi non ha mai fumato attira a cominciare.
Reputazione positiva sulle sigarette elettroniche: aspetti pratici
In questi anni le sigarette elettroniche si sono molto diffuse, con dati di vendita che aumentano di anno in anno.
C’è una opinione generalmente positiva attorno alle sigarette elettroniche, perché danno l’impressione di essere meno pericolose rispetto alle sigarette comuni (abbiamo pubblicato un articolo LINK che affronta proprio quest’argomento). Sono meno costose dei pacchetti di sigarette. Infine possono proseguire anche i momenti legati alla sigaretta e tanto apprezzati: la gestualità ed il diritto a prendersi una pausa.
Le sigarette elettroniche fanno ricominciare o continuare a fumare
Questi elementi contribuiscono a far divenire la sigaretta elettronica un sostituto preferibile, che salva la coscienza a chi è già fumatore e non si sente più costretto a smettere.
Così la sigaretta elettronica non è il passaggio intermedio verso smettere del tutto, ma semplicemente diventa un’altra abitudine che si consolida.
Secondo uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità di monitoraggio sulla prevenzione del fumo, quando un fumatore di sigarette normali comincia a fumare anche quelle elettroniche, solo la metà abbandona quelle tradizionali, ma solo le alterna.
Un recente studio scientifico dell’istituto Mario Negri ha indagato l’uso delle sigarette elettroniche per un tempo prolungato di sette mesi, in un ampio campione italiano composto da più di 3.000 persone tra i 18 e 74 anni. E’ emerso che la sigaretta elettronica ha riavvicinato al consumo di sigarette normali, riportando indietro chi all’inizio dello studio era ex-fumatore (tre – quattro volte superiore). Si chiama “effetto gateway”, quando un prodotto con caratteristiche intermedie porta ad avvicinarsi ad un altro, che è ancora più forte.
Gli autori di questo studio scientifico sottolineano che è riuscito a smettere di fumare chi non si è mai avvicinato alla sigaretta elettronica. Il suo uso, è meno nocivo di una sigaretta normale, ma resta comunque nocivo, ed un deterrente per far diminuire i tassi generali di fumatori.
In effetti, se si osservano i dati di diffusione, quando le vendite di sigarette tradizionali diminuiscono, è comunque accompagnato dall’aumento di quelle elettroniche, ottenendo una compensazione sul totale (fonte).
Le sigarette elettroniche fanno cominciare a fumare
Se si può credere che un fumatore possa trovare almeno una sorta di miglioramento nel prediligere la sigaretta elettronica, tuttavia è confermato qualcosa di più allarmante: avvicinarsi alla sigaretta elettronica, specialmente da adolescente, spinge a cominciare, portando alla dipendenza ad un’abitudine.
Questo è già sufficientemente negativo in sé, per quanto riguarda la salute, ricordiamo che la sigaretta elettronica, pur essendo meno nociva di una normale, risulta comunque arrecare dei danni, anche quando l’aroma non contenga nicotina (qui LINK per approfondire).
Reputazione positiva delle sigarette elettronica: aspetti sociali
Il fatto è che grazie alla sigaretta elettronica, il fumo, che dagli anni Sessanta ha perso la sua reputazione positiva ma viene associato al vizio e alla salute, si è ammantato di un aspetto decisamente più rassicurante.
La sigaretta elettronica pare l’innovazione capace di contenere gli effetti più negativi e di dare un nuovo look accettabile ad un’abitudine percepita come cattiva.
Utilizzarlo fa sembrare che abbiamo noi stessi qualche risorsa in più: più alla moda, intelligenti, dotati di stile. Mentre lo stereotipo del fumatore tradizionale ha certe caratteristiche, quello dello “svapatore” ne ha altre.
Non a caso la sigaretta elettronica di tipo htp prodotta da Philip Morris è stata chiamata IQOS: quella lettera iniziale richiama tutto il mondo di Apple, dell’innovazione, ma anche della personalizzazione e di mettere sé al centro.
L’industria della sigaretta elettronica si impegna per andare in questa direzione. Le sigarette tradizionali sono vendute come tanti altri oggetti in anonimi tabaccai, mentre per le sigarette elettroniche ci sono negozi interi dedicati, con accessori più o meno personalizzabili e raffinati. Per esempio, quando un brand di sigaretta elettronica commissiona il design a Toilet Paper, magazine e brand creativo di Maurizio Cattelan e Pierpaolo Ferrari, presentandosi in questo modo come brand attento alle novità, divertente, che soddisfa la curiosità.
L’unione di tecnologia, design, personalizzazione fa apparire la sigaretta come un meraviglioso giocattolo, capace di rilasciare sostanze ed aromi piacevoli, da manipolare, esibire, con la possibilità in più di cambiare in vari modi quando ci si stanca.
Sempre più difficile smettere di fumare
Anche se ci sono dei miglioramenti per la salute con la sigaretta elettronica rispetto a quella tradizionale, significa ricorrere ad un “meno peggio” (riduzione del danno), che è ancora più difficile da combattere, se l’obiettivo ideale sarebbe l’estinzione in toto dell’abitudine al fumo.
La presenza delle sigarette elettroniche sul mercato non ha portato danno a nessuno, perché le case produttrici di tabacco tradizionali hanno semplicemente cominciato a produrre i propri modelli, prendendosi la propria fetta. Perciò non c’è nulla che voglia frenare la crescita delle sigarette elettroniche.
Smettere di fumare presenta delle difficoltà. La sigaretta elettronica si presenta come un ottimo candidato come sostituto, ma non per smettere. Per chi non ha mai fumato, diventa invece un ottimo modo per cominciare.
Articolo scritto da Gemma Domenella
Fonti incorporate nel testo come link