Campagna di solidarietà a Ilaria Salis, antifascista accusata di associazione a delinquere trattenuta in condizioni degradanti in un carcere ungherese.

La storia di Ilaria Salis è ormai nota: l’insegnante italiana antifascista si trova in detenzione preventiva in un carcere di massima sicurezza da febbraio 2023, a seguito del suo arresto durante una manifestazione di protesta al raduno europeo neo-nazista Giorno dell’Onore. 

Questa “commemorazione” si tiene annualmente a Budapest dal 1997, quando è stata istituita dal militante neonazista István Győrkös, rifondatore del Partito delle Croci Frecciate (attivo negli ‘40 del ‘900) e fondatore del gruppo para-militare Fronte Nazionale Ungherese. La giornata “celebra” l’episodio dell’11 febbraio 1945, durante cui soldati ungheresi, truppe SS e Wehrmacht cercarono di sfondare l’assedio dell’Armata Rossa nel tentativo di raggiungere le linee tedesche.

I fatti in cui è coinvolta Ilaria Salis avvengono attorno all’undici febbraio 2023, giorni in cui i gruppi Antifa si ritrovano a Budapest per contrastare i neonazisti. Tra diciassette persone identificate, tre vengono arrestate: due militanti tedeschi e Ilaria. Il reato commesso prevede una pena di circa quattro anni di carcere, con potenziali attenuanti in quanto la prognosi delle lesioni è risultata essere di circa una settimana.

Nonostante sia accusata di aver preso parte a due aggressioni che in Italia non verrebbero perseguite in quanto risultate in meno di otto giorni di prognosi e senza alcuna denuncia da parte degli “aggrediti”, le è stato offerto un patteggiamento a undici anni da scontare in un carcere di massima sicurezza.
Inoltre anche se Salis non risulta essere affiliata ad alcun gruppo e non vi è alcuna prova a riguardo, l’accusa di associazione a delinquere ha aggravato il rischio di pena a ventiquattro anni.

Oltre al peso sproporzionato della pena, il caso di Ilaria Salis ha suscitato molta indignazione a causa delle condizioni detentive in cui si trova la donna, che violano gravemente i diritti contro i trattamenti degradanti, sanciti anche a livello europeo dalla CEDU (Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo) e dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea. 

La detenuta ha denunciato le condizioni malsane della cella, l’assenza di assistenza medica, di prodotti per l’igiene personale, di cibo decente e di vestiario. Le è stato impedito di avere contatti con la famiglia nei primi sei mesi di detenzione preventiva, iniziata a febbraio 2023, e di avere colloqui con i propri avvocati italiani, se non a ridosso dell’udienza preliminare tenutasi il 29 gennaio 2024. Salis ha preso parte a questa udienza con mani e piedi ammanettati, condotta al guinzaglio da alcuni agenti della polizia a volto coperto, in violazione della normativa europea che prevede che l’imputato partecipi libero all’udienza e seduto vicino al difensore. 

Durante il processo la donna si è dichiarata innocente, rifiutando il patteggiamento a undici anni. La prossima udienza è prevista per il 28 marzo. Finora, le richieste di rimpatrio sono state respinte, così come la richiesta di domiciliari da scontare in Italia, e le azioni intraprese da parte delle istituzioni italiane non hanno ottenuto alcun risultato. Tuttavia, la risonanza riscossa dal caso sembra aver permesso un leggero miglioramento delle condizioni detentive. Salis ha espresso recentemente l’auspicio di essere sottoposta a un processo equo e di ottenere gli arresti domiciliari. 

La stessa Unione Europea si è detta più volte preoccupata della condizione dello stato di diritto in Ungheria, dove ormai vige un regime semi-autoritario guidato dal governo di estrema destra del premier filorusso Viktor Orban. Il Parlamento UE ha criticato più volte le politiche migratorie, lo stato dei diritti della comunità LGBTQ+ e il progressivo deterioramento della libertà di stampa.

A fronte delle ingenti spese legali (finora circa 35.000 euro tra avvocati, traduzioni ufficiali, lavoro degli interpreti, trasferte) e quelle per potersi sostenere all’interno del carcere (circa 260 euro al mese), gli amici hanno lanciato una raccolta fondi online, con l’obiettivo di raggiungere il totale di 50.000 euro.

la redazione,

Milano, 21 febbraio 2024.

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