“L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro.”
Così recita il primo articolo della nostra costituzione. Il lavoro appunto, ciò su cui si basa la nostra società e la nostra economia e che è stato così colpito da questi due anni di crisi pandemica. Per capire meglio ciò di cui parliamo è bene ascoltare la voce di chi conosce realmente questi argomenti, toccandoli con mano, e non semplicemente lasciandosi andare in semplici slogan elettorali.

È così che qualche giorno fa decido di chiamare al telefono Pietro Galeone, un ragazzo di ventotto anni laureato con lode  in economia e finanza all’Università di Harvard ed esponente di spicco dei “Giovani democratici”, movimento giovanile del Partito democratico, molto attivo per la realizzazione di politiche a sostegno della popolazione più giovane.

La vita di Pietro cambia improvvisamente nel febbraio 2021, durante la nascita del famoso ” governo dei migliori”, guidato dall’autorevole figura dell’ ex presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi. Un giorno Pietro riceve una telefonata inaspettata. Ad averlo chiamato è il neo nominato ministro del lavoro e delle politiche sociali, l’onorevole Andrea Orlando, esponente di spicco e vicesegretario del Partito Democratico. La proposta che Orlando fa a Pietro è molto chiara, lavorare al suo fianco al ministero, con il compito preciso di occuparsi di politiche di inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Un’offerta a cui Pietro naturalmente non può rifiutare. Parlando con Pietro capisco subito la complessità dei temi che lui affronta ogni giorno a Roma e comincio subito a fargli domande. Ricordo infatti che il gruppo politico di cui lui fa parte, i “Giovani democratici”, mesi fa si è impegnato in una battaglia chiamata “Lo stage non è lavoro”, una petizione che ha avuto un successo talmente forte che  è riuscita a diventare proposta di legge in parlamento. Pietro mi spiega che ci sono due tipi di stage. Quelli curriculari e quelli extracurriculari. I primi hanno normativa statale e vengono discussi alla Camera dei deputati. I secondi invece sono gestiti dalle regioni.  Pietro a proposito di ciò mi spiega che nell’ultima legge di bilancio è stato inserito il così detto ” Comma 121″, che restringe il bisogno di tirocini extracurriculari. Da gennaio a giugno di quest’anno infatti il Ministero del lavoro ha lavorato con le regioni per definire l’identità dei tirocinanti extracurriculari, arrivando ad individuare essi in disoccupati da lungo periodo, soggetti svantaggiati e persone che hanno terminato un ciclo di studi da meno di dodici mesi. Pietro ci tiene a sottolineare quanto sia importante stabilire cosa debba fare uno stato per chi è senza lavoro.

Nel corso della nostra discussione, a un certo punto l’argomento cade sul famoso Reddito di cittadinanza. Pietro racconta che questa legge non si può definire come un ammortizzatore sociale, e mi spiega il perché. Il reddito di cittadinanza infatti ha un problema di tipo semantico. Mette insieme due ruoli che in realtà dovrebbero essere separati. Il sostegno al reddito e l’inclusione nel mondo del lavoro. Il problema di questa legge infatti è proprio questo, il mettere insieme due elementi che sono distinti. Questa misura, che durante il periodo della pandemia ha aiutato moltissima gente  in difficoltà, come politica attiva per includere persone nel mondo del lavoro non ha funzionato. Pietro però mi spiega che il Ministero ha recentemente lavorato a una misura chiamata “GOL”( Garanzia occupabilità lavoratore), un’azione di riforma prevista dal piano di ripresa e resilienza dell’Italia per riqualificare i servizi di politica attiva del lavoro.

Alla fine della nostra chiacchierata, chiedo a Pietro a quali tematiche secondo lui il suo partito dovrebbe puntare in questa campagna elettorale. Lui prontamente mi risponde che il tema fondamentale è la lotta alle disuguaglianze. C’è infatti per la prima volta nella storia una disuguaglianza di generazione. Noi giovani viviamo un periodo economicamente e socialmente peggiore rispetto a quello vissuto dai nostri genitori. Bisogna subito lavorare ad una legge che garantisca un salario minimo per i lavoratori. Pietro mi spiega che il 50 per cento dei contratti collettivi nazionali è scaduto, ma mi racconta anche che al Ministero stanno lavorando affinchè oltre a  un anno dalla scadenza il contratto indirizzi il livello salariale all’inflazione. Pietro racconta inoltre che in Italia ci sono troppe tipologie di contratti di lavoro e che bisognerebbe adattare gli incentivi pubblici alla tipologia dei contratti. Infine, una tra le più grandi disuguaglianze, quella di genere. Il Ministero del lavoro ha incrementato i giorni di congedo di paternità, una misura che però viene in parte ostacolata dalla mancanza di fondi statali che non permettono di rendere uguali i giorni di congedo tra padre e madre. Pietro inoltre afferma che un altro strumento che riequilibrerebbe il ruolo fra uomo e donna sono le infrastrutture per famiglie e sostegno all’infanzia. La politica dovrebbe infatti lavorare affinché si abbiano asili nido gratuiti, e scuole che possano accogliere i bambini per più ore al giorno rispetto a quanto succede  ora.

Salutando Pietro, mi congratulo con lui per la sua preparazione e la sua gentilezza. Spesso ci si lamenta che i giovani siano distanti dalla politica, ma tante volte non ci si accorge di certe menti brillanti che lavorano attivamente per il  nostro paese. Sarebbe davvero un peccato non dare a queste persone una possibilità per emergere, oltre che una clamorosa occasione sprecata per la nostra nazione.


 Francesco Martano

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