Domenica 25 settembre saremo chiamati a votare per il rinnovo del parlamento, a seguito della caduta del governo guidato da Mario Draghi, con delle importanti novità.

Si voteranno i membri della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica e, per quest’ultimo, non sarà più necessario aver compiuto i 25 anni di età, ma ogni individuo avente diritto di voto, a partire dai 18 anni, potrà esprimere la propria preferenza anche sulla nomina dei senatori. Un ulteriore novità riguarda la riduzione del numero dei membri di Camera e Senato passando rispettivamente a 400 e 200 parlamentari (ad oggi il totale è di 630 per la Camera e 315 per il Senato), secondo la riforma del 2020 che ha modificato gli articoli 56,57 e 59 della Costituzione. 

Sono entrambi dei provvedimenti che modificano in maniera significativa l’esperienza di voto e le sue dinamiche, soprattutto aprendo, almeno apparentemente, le porte verso una maggiore partecipazione politica giovanile. Eppure, l’estensione del voto dei membri del Senato ai neomaggiorenni, non sembra essere l’incentivo che i più giovani cercavano. 

Rimane infatti attiva una problematica ancor più grande che potrebbe disincentivare i giovani a votare: il cosidetto problema dei fuori sede. 

Facendo un passo indietro, va ricordato che il sistema elettorale nazionale prevede che qualsiasi elettore si trovi all’estero, sia in via temporanea che per motivi di studio o lavoro, possa comunque votare per corrispondenza. La procedura è abbastanza semplice, con l’unica accortezza di inviare circa un mese prima un apposito modulo scaracabile online, e facilita e stimola sicuramente la partecipazione politica di tutti quei giovani che, ad esempio, stanno svolgendo un tirocinio all’estero o un periodo Erasmus. Questa possibilità, però, non viene concessa a chi, per i medesimi motivi, si trova invece a vivere o studiare in Italia in un comune diverso da quello di residenza

Se domiciliati su suolo italiano, infatti, si è obbligati, per poter votare, a fare rientro presso il comune di residenza e dunque presso la proria circoscrizione. Chiaramente esistono delle eccezioni, che si applicano però solamente a particolari soggetti quali: individui che per motivi di salute sono ricoverati presso una struttura al di fuori del comune di residenza, militari e individui appartenenti alle forze dell’ordine e i membri dell’ufficio elettorale di sezione. Per studenti e lavoratori fuori sede, invece, non è prevista alcuna agevolazione

Non solo risulta anacronistico, ma è un evidente paradosso del nostro sistema elettorale che di per sè ha i mezzi per poter gestire dei flussi di voto provenienti non solo da città italiane diverse, ma addirittura da paesi diversi. Un paradosso che ai giovani italiani costa in termini economici e in termini democratici: chi è disposto a rientrare presso la propria residenza lo fa caricandosi di spese di viaggio non indifferenti, e chi invece questo privilegio non lo ha è costretto a dover rinunciare ad esercitare il proprio diritto di voto non potendo quindi partecipare alla vita politica del proprio paese. 

Forse più che di paradosso dovremmo parlare di scandalo: quello che vede le vecchie generazioni lamentarsi della scarsa partecipazione politica giovanile rendendo la stessa, in numerosi casi, impossibile da praticare. 


Chiara Saibene Falsirollo

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